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Cronaca sabato 17 febbraio 2018 ore 16:00

Contestazioni contro la Meloni, denunciati in 21

Prime denunce da parte dalla polizia dopo i fatti avvenuti martedì 13 febbraio, in occasione della visita in città della leader di Fratelli d'Italia



LIVORNO — Questa mattina gli ufficiali della Digos e della questura di Livorno hanno depositato in procura a Livorno e trasmesso alla procura del tribunale per minorenni di Firenze le comunicazioni relative a 21 notizie di reato a carico di altrettante persone, in relazione alle contestazioni di martedì scorso nei confronti di Giorgia Meloni, impegnata in una passeggiata di campagna elettorale nel centro della città.

Durante la manifestazione la leader di Fratelli d'Italia era stata duramente contestata da più di cento manifestanti, fra i quali non è mancato chi ha cercato di colpirla con il lancio di una bottiglietta e di sputi. La Meloni, protetta dalle forze dell'ordine, si era poi allontanta in auto liberandosi dall'accerchiamento, mentre qualche calcio partiva all'indirizzo dell'autovettura. La manifestazioni di FdI e le contestazioni hanno avuto luogo fra piazza Garibaldi, piazza della Repubblica e strade limitrofe. Successivamente la Meloni ha denunciato i fatti via Facebook e se l'è presa anche con i giornalisti, rei a suo dire di aver fatto passare per contestazione "quello che a tutti gli effetti è stata una aggressione".

Per venti, uomini e donne di età compresa fra i 16 e i 71 anni, identificati grazie a numerosi filmati, l'accusa è di aver impedito o turbato un'iniziativa di campagna elettorale.

Ad una 21esima persona, invece, di cui non è stato rivelato il nome, si contesta la mancata comunicazione al questore della riunione pubblica, in violazione dell'articolo 18 del testo sulla pubblica sicurezza. La questura, a tal proposito, non ha specificato se il riferimento sia alla manifestazione di Fdi o a quella dei contestatori.

Alcuni degli indagati, infine, saranno chiamati anche a rispondere di resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata, minacce e lesioni personali ai danni di una passante. Nel frattempo proseguono le indagini per identificare ulteriori responsabili.

Le denunce, come prevedibile, hanno suscitato reazioni contrapposte. 

Giorgia Meloni ha presto commentato: "Ringrazio il lavoro degli inquirenti. Valuteranno loro. Quello che io rivendico é il diritto di fare politica, di esprimere le mie idee. Non ho mai impedito a nessuno di esprimere le sue. Sono convinta che chi ha idee forti non ha bisogno di imporre con la violenza. Però siamo un po' indietro, siamo in una campagna elettorale nella quale ancora ci dobbiamo garantire il diritto di dire la nostra".

Assai diversa la posizione della Federazione del Sociale Usb Livorno. "Come Federazione del Sociale - Usb - hanno fatto sapere con un comunicato -, che da almeno un anno segue le varie vicende del quartiere e della Piazza, vorremmo prima di tutto esprimere la nostra totale solidarietà ai denunciati. Quella di Giorgia Meloni è stata una provocazione inaccettabile. Inaccettabile che, dopo i gravi fatti di Macerata, un partito razzista, erede del MSI, si presenti a Livorno per divulgare idee xenofobe e anticostituzionali. Inaccettabile perché si è deciso di strumentalizzare politicamente alcuni fatti di cronaca per fare campagna elettorale in un quartiere in cui Fratelli d'Italia non aveva mai masso piede prima. Non è un caso che oltre 16 tra ambulanti e concessionari di baracchine, Italiani e stranieri, abbiano voluto firmare un documento in cui si prende le distanze in maniera netta, dalle idee razziste e fasciste portate avanti dal partito della Meloni".

"Quel giorno - concludono dall'Usb -, in Piazza Garibaldi, non c'è stata alcuna aggressione fisica. E'stata una contestazione dura e determinata ma assolutamente non violenta. Ci auguriamo che la procura di Livorno non si faccia condizionare dal clima d'odio e dalle pressioni del Ministro dell'interno Minniti e decida di non procedere penalmente nei confronti dei tanti giovani e meno giovani che quel giorno erano in Piazza a difendere la democrazia".


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