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Attualità martedì 07 novembre 2017 ore 16:15

I depuratori di Venezia e Picchianti traslocano

L'impianto di depurazione 'Rivellino' nel quartiere Venezia, Livorno

Siglato in Regione, fra le parti interessate, il protocollo d'intesa per allontanare e migliorare l'impianto di depurazione di Rivellino e non solo



LIVORNO — L'impianto di Rivellino, attivo dal 1936 sarà chiuso. Al suo posto un depuratore più grande e lontano dal centro storico di Livorno. La nuova collocazione è stata individuata alla Paduletta, in via Enriques, un'area da reindustrializzare lontana da qualsiasi insediamento civile.

In una seconda fase traslocherà anche il depuratore dei fanghi industriali, che oggi si trova al Picchianti e sarà affiancato a quello civile delle acque, sempre alla Paduletta.

E' tutto riassunto in un protocollo d'intesa che ha già avuto il via libera della giunta regionale, firmato da Regione Toscana, Autorità idrica toscana, Autorità portuale, Comune di Livorno e Asa. Adesso prende avvio la fase di definizione puntuale di un accordo di programma che individui tempi e risorse.

"Il nuovo impianto per le acque civili consentirà di superare le attuali criticità, con una capacità di smaltimento adeguata alla città che nel frattempo è cresciuta - ha sottolineato l'assessora all'ambiente della Toscana, Federica Fratoni - come già anticipato nei contenuti della mozione presentata dal consigliere Gazzetti e approvata dal Consiglio Regionale, l'impianto del Rivellino ha un'ubicazione oggi non più attuale".

Stretto nel cuore di Livorno, nel quartiere Venezia, una zona di particolare pregio architettonico, con le mura medicee, quel depuratore non era più ammodernabile e, più che altro, non si addice a stare vicino alle case. "Del trasloco - ha quindi aggiunto l'assessora - beneficeranno anche i residenti, in virtù della migliore qualità dell'aria ma anche di spazi liberati che consentiranno una riqualificazione urbanistica della zona".

Il depuratore di Rivellino, è bene ricordarlo, occupa un'area di due ettari e mezzo. Con la Dogana d'acqua ed altre proprietà del Comune gli ettari diventano sette e potranno essere utilizzati per lo sviluppo del traffico crocieristico e di collegamento con le isole e per le numerose funzioni connesse alla futura stazione marittima. Ci guadagneranno dunque anche le attività economiche.

Il progetto previsto dal protocollo d'intesa conta tre fasi. Si parte con la riattivazione della piattaforma per acque industriali di Paduletta per trentamila abitanti equivalenti, che sarà collegata a quella per il trattamento dei fanghi industriali al Picchianti con una tubatura di circa due chilometri. In questo modo sarà coperto da subito il deficit depurativo dell'attuale depuratore. La seconda fase prevede il completo trasferimento della linea di depurazione delle acque civili di Livorno con la realizzazione di un nuovo impianto sempre alla Paduletta, in grado di smaltire gli scarichi di 250 mila abitanti equivalenti. L'ultima fase, ancora in valutazione, prevede il trasferimento in via Enriques anche di tutta la linea di trattamento dei fanghi. 

L'intesa a cui la giunta toscana ha dato il via libera è propedeutica a successivi accordi di programma, dove saranno individuate anche le risorse finanziarie necessarie. Sulla delocalizzazione dell'impianto di depurazione di Rivellino la quarta commissione del Consiglio regionale ha approvato lo scorso marzo una mozione che impegnava presidente e giunta regionale.

Riguardo alle competenze, la Regione avrà un ruolo di coordinamento e dovrà adottare le valutazioni e autorizzazioni ambientali di propria competenza. L'Autorità idrica dovrà monitorare e programmare. Compito del Comune sarà quello di predisporre gli strumenti urbanistici necessari ed attivare le procedure d'esproprio che si rendessero necessarie: dovrà anche indirizzare all'uso obbligatorio dell'acquedotto pubblico e di allaccio al sistema di fognatura e depurazione centralizzato. 

Dal par suo l'Autorità portuale dovrà procedere velocemente alla modifiche degli strumenti regolatori di propria pertinenza ed attuare le procedure per costituire il diritto di superficie. Asa, infine, dovrà realizzare, secondo quanto previsto dal piano stralcio, la prima fase del progetto di delocalizzazione, attuare gli interventi e gestire poi gli impianti.


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