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Attualità sabato 06 aprile 2019 ore 07:05

Via Grande, la posizione degli architetti

Progetto di riqualificazione di via Grande. Per gli architetti "L'evidenza della snaturalizzazione culturale"



LIVORNO — Ecco la nota del presidente Menichini e del segretario Ceccarini:

"Come Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Livorno più volte abbiamo avuto occasione di leggere ed intervenire su alcuni progetti che l'Amministrazione Comunale ha messo in campo come proposta di riqualificazione della Città. Anche sul progetto di riqualificazione dei Portici di Via Grande vorremmo dare il nostro contributo, in quanto non si tratta di un tema assolutamente ed intrinsecamente legato alla nostra professionalità (come categoria) e professione ma più profondamente la natura dell'intervento coinvolge, la cultura e la tutela della Città e dei cittadini in quanto questi luoghi sono un bene comune da tutelare nell'immaginario collettivo e nella memoria storica.

Vogliamo quindi prendere una posizione su questa che ormai potremmo chiamare vicenda, ponendo l'attenzione su alcuni aspetti che possiamo definire principali e fortemente legati tra loro.

L'Amministrazione Comunale, non ha attivato nessun percorso di condivisione con la società civile, con l'imprenditoria e con le categorie professionali su un tema così centrale legato al paesaggio urbano ovvero siamo inevitabilmente alla scarsa sensibilizzazione verso la qualità dello spazio pubblico e la sua centralità sociale e culturale.

Ai cittadini è evidente che il centro della Città è in uno stato di degrado ed abbandono ed è evidente che le cause e le dinamiche sono molto complesse; quello che noi vogliamo evidenziare è un atto di ulteriore impoverimento culturale ed artistico di questo centro con un progetto che sinteticamente viene descritto come desiderio “... di uniformare la pavimentazione dei portici in modo da percepire un percorso unico e continuo ...” di fatto snaturando la storia di questo luogo.

Il disegno dell’attuale pavimentazione, realizzato nel modo chiamato “alla palladiana”, riprende la scansione dei pilastri dei portici e a più riprese mette in evidenza con fasce di pari larghezza di diverso colore per renderlo percepibile; cornici e fasce marcano i campi tra i pilastri che in sequenza si succedono rapportandosi alle facciate dei palazzi che caratterizzano l'immagine della via Grande. Una geometria semplice che permette la chiara percezione delle due matrici compositive, quella verticale e quella orizzontale. Fra le due non c’è una uniformità ma una relazione, non c’è una unicità ma una coerenza formale che evidenzia al tempo stesso la sua stratificazione. Come diceva un importante Architetto dell'epoca moderna " ... Il percorso è forse la prima manifestazione dell'uomo, il mezzo attraverso cui ogni atto umano si rivela ... ” (Le Corbusier).

L'idea di una pavimentazione in gres-porcellanato che si avvicini all'effetto del travertino che troviamo nel progetto dell'Amministrazione non tiene conto di questo rapporto geometrico, sarà a fasce irregolari, con andamento variabile senza allineamenti ad assi e pilastri, questo si legge. Non tiene conto della policromaticità che caratterizza i marmi da un portico ad un altro, ma sarà indistintamente in due toni di colore che cancelleranno un’opera singolare, frutto di un pensiero non uniforme e del lavoro di molti bravi artigiani, e proprio per questo identificabile come una indubbia opera di Architettura dello spazio urbano; testimonianza di una cultura, di una tradizione e di un legame che non possiamo permettere di perdere a favore di un banalissimo pavimento da supermercato di periferia.

Nella percezione dello spazio architettonico urbano vi è sempre uno stretto rapporto di continuità tra esterno ed interno, tra piano verticale e piano orizzontale e le loro geometrie. L’uno si proietta sull’altro perché non è la somma ad unirli ma la loro relazione, non sono percepibili separatamente; involucro e struttura non hanno ragione di esistere separatamente, su di uno si riflette l’altro, solo così l’oggetto “lo spazio” come entità architettonica prende forza e si compie nella sua ragione di esistere.

Abbiamo il dubbio che il progetto riporti questo spazio ad una solitudine e ad una ingodibilità nella percezione collettiva di una nuova immagine, un risultato che cambierà i connotati a questo pezzo di città; siamo certi che sia insufficiente se non coadiuvato da un piano complessivo teso ad incentivare la manutenzione profonda degli immobili con un piano di riordino delle facciate, degli elementi compositivi, delle insegne, degli arredi e tutto quello che contribuisce a dare una armonia ed una uniformità di relazione che contribuisca davvero a riqualificare la via Grande, salvaguardando la varietà architettonica.

In questo nostro contributo vogliamo sottolineare che la snaturalizzazione del centro con materiali poco consoni e privi di qualsiasi identità storica, la mancanza di un piano unitario di riqualificazione del centro che fa si ché vengono realizzati interventi a spot qua e là nella città, completamente scollegati tra loro e che avranno come conseguenza un maggiore e più importante degrado: quello culturale.

“Ancora una volta vogliamo dire che questo progetto è frutto della mancanza di una visione strategica dello sviluppo della Città e della sua riqualificazione – dice il Presidente arch. Daniele Menichini – un intervento che mira a cambiare l'aspetto percettivo del bene comune non può essere demandato ad una progettazione interna, se questo era l'intento allora il percorso giusto sarebbe stato quello di mettere a confronto il mondo dell'Architettura nazionale ed internazionale con un concorso di progettazione; un percorso che avrebbe dato molteplici soluzioni ed espressioni alternative alla banalizzazione di uno strato di pavimentazione. Quando si vuole cambiare culturalmente la percezione di uno spazio cristallizzato nell'immaginario collettivo, ci vuole una azione veramente coraggiosa ed azzardata e non è stato questo il caso”.

Le nostre considerazioni nascono dall'esperienza nazionale ma anche da quella di Comuni limitrofi alla nostra città, dove la buona pratica dell'analisi del centro cittadino ha portato a risultati soddisfacenti.

Tanto dovevamo come rappresentanti prima di tutto della qualità dell'Architettura e della sua salvaguardia, ancora prima della categoria degli Architetti che questo compito ha con la sua professionalità e tanto dovevamo come risposta alle sollecitazioni ed ai contributi dei nostri iscritti su questo progetto di riqualificazione.

“Le nostre considerazioni – conclude la Vice-presidente arch. Vittoria Ena – sono la base per chiedere espressamente all'Amministrazione Comunale di bloccare la gara per andare verso una revisione del progetto orientandolo verso la conservazione ed il restauro dello stato attuale; non un procedere per toppe ma garantendo ai cittadini la sostituzione degli elementi con gli stessi materiali e la stessa tecnica per garantire la percezione originaria che a questi luoghi era stata affidata”. 


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