Cronaca

Fatture false per risparmiare sulle tasse

Denunciato dalla finanza un imprenditore livornese che occultava al fisco gli utili societari trasformandoli in redditi di ditta individuale

Un imprenditore operante in provincia di Livorno è stato denunciato dalla Guardia di Finanza per aver evaso le tasse attraverso una ditta individuale di consulenza contabile creata ad hoc, con la quale fatturava ad una società di capitali a lui stesso riconducibile, una Srl anche questa attiva nelle consulenze ma nel settore rifiuti.

"La ditta individuale - creata allo scopo, quindi, di emettere fatture false per consulenze inesistenti nei confronti della Srl e per consentire a quest’ultima di diminuire gli utili risparmiando sul pagamento delle imposte complessive - non risultava neanche iscritta alla camera di commercio" hanno fatto sapere dalle fiamme gialle.

L’attività di indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Livorno, ha portato alla luce "indebiti vantaggi tributari in capo all’impresario il quale si avvantaggiava della tassazione di favore prevista dal “regime forfettario” per le ditte individuali (con imposta sostitutiva all’aliquota del 5%, al ricorrere di determinati requisiti) rispetto a quella ordinaria per le società di capitali (IRES al 24% e IRAP al 4,8%)".

"I servizi fatturati sono risultati palesemente privi di ogni fondamento di sussistenza - hanno sottolineato i finanzieri -, alla luce della ridotta struttura della ditta, senza dipendenti né mezzi (emesse peraltro solo una ventina di fatture per gli anni 2018 e 2019), e degli importi spropositati rispetto alle prestazioni asseritamente fornite (ad esempio, chiesti, in un caso, oltre 8.000 euro per la redazione di un prospetto riepilogativo di una pagina) e tenuto conto, peraltro, della sovrapponibilità dei due soggetti giuridici".

Le fiamme gialle livornesi hanno quindi riqualificato i pagamenti effettuati dalla Srl al titolare della ditta individuale (nonché socio-amministratore della società pagante) quali utili occulti distribuiti, mascherati dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Segnalati alla competente Agenzia delle entrate per il recupero dell’evasione: costi indeducibili dal reddito per oltre 130mila euro; IRES per più di 10mila euro; IRPEF per oltre 11mila euro; IVA per 19mila euro; ritenute d’acconto non operate per più di 11mila euro e IRAP dovuta per oltre 6mila euro.

L’operazione tra l’altro ha consentito di applicare la nuova disposizione in vigore dal 2020 della responsabilità amministrativa per le società al verificarsi di un reato tributario. Prima dell’entrata in vigore della norma infatti rispondeva di un delitto fiscale soltanto l’autore delle condotte illecite (rappresentante legale e\o amministratore di fatto). Ora invece viene colpita direttamente anche la persona giuridica che ha beneficiato del reato, con l’irrogazione, nei confronti della società, di una sanzione pecuniaria e/o interdittiva (come ad esempio l’interdizione dall’esercizio dell’impresa ovvero il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione). Sistema sanzionatorio che è stato strutturato per intaccare il profitto dell’ente irregolare, scoraggiando la commissione dei reati a suo vantaggio.