"Dopo le assemblee sindacali svolte nello stabilimento Pierburg di Livorno e la proclamazione dello stato di mobilitazione permanente da parte dei lavoratori, la direzione aziendale ha convocato a sua volta delle assemblee rivolte al personale, per esprimere la propria posizione sulla possibile vendita della divisione automotive e sull’ingresso di un fondo finanziario statunitense".
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Livorno, interviene sulla situazione Pierburg.
"Queste riunioni aziendali con i lavoratori non si sono limitate a fornire informazioni: - spiega Braccini - sono state utilizzate per ridimensionare la mobilitazione in corso, rassicurare i lavoratori e mettere in discussione le scelte collettive espresse democraticamente in assemblea sindacale. È del tutto inaccettabile che l’azienda utilizzi lo strumento dell’assemblea per sostituirsi al sindacato, provando a orientare l’opinione dei lavoratori e a depotenziare un percorso di lotta legittimo. Le assemblee sindacali sono uno spazio autonomo, tutelato e insostituibile. Non è compito né diritto dell’azienda replicarne i contenuti o contrapporvisi. L’impresa gestisca pure le proprie funzioni organizzative, ma non si arroghi il ruolo di interlocutore sindacale alternativo. Dopo l’assemblea sindacale della scorsa settimana, la direzione ci ha incontrato, ma è evidente che le decisioni strategiche non vengono prese a Livorno, bensì in Germania, dove ha sede il gruppo multinazionale Rheinmetall, proprietario di Pierburg. Quella di Livorno è solo una delle sedi produttive interessate dalla possibile cessione. - aggiunge - Ecco perché le rassicurazioni offerte nelle assemblee aziendali non hanno alcun valore formale: chi le pronuncia non ha alcun potere decisionale sulle sorti industriali del sito".
"I lavoratori, con un ordine del giorno approvato in assemblea, hanno chiesto all’azienda: la presentazione di un piano industriale dettagliato da parte del possibile acquirente; garanzie esplicite e vincolanti sul mantenimento di tutti i contratti di lavoro, dei livelli occupazionali e degli investimenti futuri; il rispetto delle normative anti-delocalizzazione, italiane ed europee. - prosegue Braccini - Ad oggi, a queste richieste non è stata data alcuna risposta formale. Solo parole generiche, che non bastano a tutelare il lavoro e la dignità delle persone coinvolte.I lavoratori non si accontentano di rassicurazioni: chiedono certezze".
"Prosegue lo stato di mobilitazione sindacale, come deciso dall’assemblea, e la Fiom continuerà a sostenere con determinazione la vertenza, al fianco dei lavoratori. La mobilitazione va avanti finché non arriveranno risposte concrete, trasparenti e ufficiali. I lavoratori devono poter decidere liberamente, con consapevolezza e senza pressioni, come affrontare una fase così delicata. Su questo, non faremo alcun passo indietro", conclude Braccini.