Cronaca

Inquinamento marino, blitz a bordo di una nave

Nel viaggio da Venezia a Vasto è trasportato un prodotto che non risulta categorizzato tra le sostanze liquide nocive: il Pome. Comandante denunciato

Il porto di Livorno

Nei giorni scorsi la Guardia Costiera di Livorno, in collaborazione con il Nucleo Operativo Polizia Ambientale (Nopa), ha ispezionato a bordo una nave cisterna adibita al trasporto di sostanze chimiche per acquisire i documenti relativi al carico ed un campione del prodotto trasportato.

L’attività, diretta dalla Procura di Livorno, è stata condotta, nell’ambito delle indagini avviate dai militari della Capitaneria di porto di Livorno a seguito di una segnalazione di inquinamento, pervenuta il 6 marzo, da parte del servizio satellitare clean sea net dell’Emsa (Agenzia di sicurezza marittima europea), tramite la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma.

Sono emersi elementi da far ritenere che la nave, nel proprio viaggio da Venezia a Vasto, abbia trasportato un prodotto che non risulta attualmente “categorizzato” dalle norme internazionali riguardanti il trasporto di sostanze liquide nocive: il Pome (Palm Oil Mill Effluent).

Le indagini si sono concentrate soprattutto sulle operazioni di lavaggio delle cisterne per la rimozione dei residui del carico, operazioni che dagli accertamenti sono avvenute, nel viaggio tra il porto di Vasto e quello di Milazzo, ultimo scalo prima di giungere a Livorno, proprio in corrispondenza del luogo dove il satellite segnalò il potenziale inquinamento.

Gli ispettori della Guardia Costiera, a seguito delle prime indagini svolte hanno riscontrato violazioni alla convenzione internazionale Marpol per la prevenzione dell'inquinamento provocato dalle navi.

Gli accertamenti di Polizia Giudiziaria hanno fatto emergere le responsabilità del Comandante della nave, che è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Livorno, per il reato di inquinamento marino previsto dal Decreto Legislativo 202/2007.

"L’inquinamento provocato dalle navi costituisce un grave pregiudizio per l’ecosistema marino - hanno spiegato dalla guardia costiera - e la sua scoperta richiede organi di polizia giudiziaria altamente specializzati ed una organizzazione in grado di mettere in campo una molteplicità di strumenti integrati per il raggiungimento di risultati altrimenti impossibili da conseguire".