“Qualcuno ha investito su di me anche se alle spalle ho un certo tipo di vita, e oggi posso ancora guardare avanti”.
A parlare è Lorenzo (nome di fantasia per tutelare la sua privacy), al centro di una storia di reinserimento sociale e lavorativo resa possibile grazie alla sinergia tra la Misericordia di via Verdi e la Fondazione Livorno.
Il progetto è stato creato per persone che si trovano in situazioni di fragilità socio-economica e rappresenta per Lorenzo molto più di una borsa lavoro part-time di un anno.
“Quello realizzato è solo un modello per altre esperienze simili - spiega il direttore della Misericordia labronica, Gabriele Vannucci - perché la riattivazione lavorativa permette benefici a catena, compresi quelli nell’ambito familiare, rinasce una certa serenità. La Fondazione Livorno, come noi, ha riconosciuto il valore immenso di questo percorso”.
Lorenzo ha una storia non facile e qualche problema con la legge: “Nel 2021 mi hanno proposto di svolgere servizi socialmente utili alla comunità. Conoscevo vari enti, ma la Misericordia di Livorno mi è sembrata quella che, anche senza avermi mai visto, senza sapere e senza voler sapere nulla di me, mi avrebbe aperto le braccia in un gesto di accoglienza. La prima persona che ho incontrato è stato il direttore Vannucci: quando mi ha guardato non ha visto la differenza tra un qualsiasi volontario e una persona affidata”.
I primi servizi? “Accompagnare le persone a fare la dialisi, andarle a prendere, portare bambini e ragazzi disabili a scuola. Ho visto il mondo con occhi nuovi, ho toccato con mano tanta sofferenza quotidiana, e ho ricevuto in cambio decine di sorrisi, tanti ‘grazie’ che arrivavano dal cuore”.
Il percorso è stato lungo, con molte tappe rappresentate dai corsi di preparazione, che Lorenzo ha affrontato come una sfida: “Era la mia seconda chance, l’ho afferrata con tutta la forza che non avevo ma che ho dovuto trovare per me, per la mia famiglia. Era difficile credere che qualcuno avesse ancora voglia di fidarsi di me”.
Oggi Lorenzo ha poco più di 60 anni, ed è diventato parte integrante del Seus, il Sistema di Emergenza Urgenza Sociale che viene attivato in situazioni di violenza, abuso o abbandono.
“Gode di grande stima – aggiunge Vannucci –. Ha dimostrato sensibilità rara e devo riconoscere anche idee che definisco geniali. Far sorridere un bimbo che viene tolto ai genitori non è facile, dare conforto a una donna vittima di maltrattamenti è complicato. Eppure Lorenzo riesce sempre a trovare quello spiraglio per far entrare un po’ di luce, trasformando le ferite in veri e propri strumenti di aiuto. Ho visto in lui qualcosa che aveva a che fare con la Misericordia ma che aveva nascosto dietro un’armatura: cuore, buonsenso, affidabilità. La sua non è solo una storia di riscatto ma di scoperta di una nuova modalità di vita, ora ha davanti a sé tanti traguardi che ancora lo aspettano. Ci potrebbero essere tante persone come lui, ma raramente hanno il coraggio e l’umiltà di mettersi in discussione”.
Un modello virtuoso, conclude Vannucci, “che la Misericordia e la Fondazione Livorno hanno deciso di far diventare realtà”.
“Fondazione Livorno” - sottolinea il presidente, avvocato Luciano Barsotti – è orgogliosa di poter sostenere questi progetti, che hanno un impatto significativo sulla vita delle persone. Purtroppo le vecchie e le nuove povertà sono in aumento, e soltanto gli interventi di recupero dell’autonomia economica possono garantire l’uscita da una condizione di bisogno, restituendo alla persona non sono l’indipendenza finanziaria, ma anche una dimensione sociale e familiare, in altre parole dignità”.