"Vogliamo ancora una volta accendere i riflettori sul porto di Livorno e sul suo ruolo rispetto a Camp Darby. Domenica 20 giugno nel nostro scalo arriverà la Liberty Pride, nave con carico bellico destinata successivamente a Costanza in Romania: una rotta assai inconsueta visto che generalmente questa nave opera nelle aree di guerra del Mediterraneo."
Lo dicono i segretari Cgil di Toscana e Livorno Maurizio Brotini e Patrizia Villa, parlando di "Situazione inconcepibile".
 "Il nostro timore è che la Liberty Pride sia rifornita
 di ulteriore materiale bellico proveniente da Camp Darby e che poi 
prosegua la propria rotta fino a Odessa dove nelle prossime settimane si
 svolgeranno le esercitazioni militari antirusse previste dal programma 
“Sea Breeze 2021”. 
 "Uno scenario inquietante che – se fosse 
confermato – dovrebbe essere scongiurato in ogni modo. Nel nostro porto è
 permesso il transito di armi mentre in altri scali si nega alle Ong di 
salvare vite umane: tutto ciò è inconcepibile. Alle istituzioni preposte
 chiediamo perciò di fare chiarezza.
Il massiccio ampliamento e il 
potenziamento voluti dall'amministrazione americana, lo sviluppo del 
canale dei Navicelli per comunicare con il vicino porto di Livorno, 
l’allaccio diretto con il polo ferroviario di Tombolo, il rapporto non 
ancora del tutto chiaro con l'aeroporto militare pisano: tutti questi 
aspetti confermano purtroppo Camp Darby come il più grande polo di 
stoccaggio e smistamento di materiale bellico di tutta Europa. Un 
primato triste ed allarmante del quale la Regione, la città di Livorno 
ed il suo porto avrebbero fatto volentieri a meno. La base militare 
statunitense è sottratta al controllo democratico dei Comuni di Pisa e 
Livorno, nonché della stessa Regione Toscana e delle nostre comunità. 
Sulle attività effettuate all'interno di Camp Darby serve maggior 
trasparenza: torniamo perciò a chiedere alla Regione e alle 
amministrazioni locali di informare maggiormente la cittadinanza a 
tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
Non dobbiamo abbassare 
la guardia: non occorrono studi specifici ed approfonditi per capire che
 un eventuale incidente potrebbe avere conseguenze drammatiche per la 
popolazione. E' quantomai fondamentale rilanciare una battaglia per la 
Pace e per la riduzione delle spese militari. Chiediamo pertanto ancora 
una volta di rimettere in discussione il ruolo e la presenza della base 
americana di Camp Darby e rendere i nostri porti luoghi di accoglienza, 
di integrazione e di traffici che uniscono persone e Paesi, secondo la 
legge del mare ed il diritto alla coesistenza pacifica."