Cronaca

Richiedenti asilo, chiusi centri accoglienza Arci

Arci, insieme ad altri 8 enti gestori, si è rifiutata di partecipare al recente bando della Prefettura di Livorno in polemica col decreto sicurezza

foto fb Marco Solimano

"Ieri mattina i centri di accoglienza Arci per richiedenti asilo sono stati chiusi", ha spiegato il presidente di Arci Marco Solimano.

"Gli ospiti trasferiti in località della provincia di Livorno.
Arci, insieme ad altri 8 enti gestori (su un totale in provincia di 12) si è rifiutata di partecipare al recente bando della Prefettura di Livorno il cui capitolato era integralmente mutuato dal recente decreto sicurezza emanato dal Governo.
Soppressione totale di tutti i servizi dedicati all'inclusione ed all'integrazione, a partire dalla scuola di italiano, drastica riduzione della retta pro capite, fortissima penalizzazione delle strutture di accoglienza diffusa a vantaggio dei megacentri dai 150 ai 300 posti.
Gli enti gestori che hanno disertato il bando hanno anche inviato una istanza di annulamento del capitolato poichè, nelle sue determinazioni, palesava evidenti elementi di illiceità, incompatibilità ed incongruenza nella gestione dell'accoglienza".

"Sono decine i ragazzi che entro fine mese lasceranno Livorno (chiudono non solo i centri Arci ma anche quelli di numerose altre associazioni ed enti di terzo settore cittadini), anni di impegno e coinvolgimento nella difficile costruzione di un sistema di relazioni con il territorio vanificati, vite e storie interrotte all'improvviso, costrette faticosamente a ricominciare altrove", ha aggiunto Solimano,
"Si chiude amaramente una storia importante, fatta di impegno, passione e professionalità, di scambi e conoscenza, di costruzione di percorsi e della consapevolezza che altri sentieri possono essere possibili e praticabili al di là del pregiudizio, del rifiuto, della marginalizzazione.
Senza contare le oltre 60 persone che dal primo maggio saranno senza lavoro, operatori, mediatori, professionisti, una umanità capace e competente dispersa e penalizzata dalla volontà di chi, attraverso queste misure, vuole dare un colpo mortale all'idea ed al sistema di accoglienza nel nostro Paese.
Ma noi vogliamo continuare ad immaginare, o forse a sognare, che un altro mondo possa essere possibile".