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Cultura martedì 25 luglio 2023 ore 10:32

Ripensare Carlo Coccioli a 20 anni dalla scomparsa

Carlo Coccioli

L’intervista di Gordiano Lupi a Marco Ceccarini che si sta facendo promotore di un’opera di valorizzazione di Carlo Coccioli



LIVORNO — Carlo Coccioli (Livorno, 1920 - Città del Messico, 2003) è un grande scrittore italiano abbastanza dimenticato, forse ancora di più lo sta trascurando la sua Livorno, che dovrebbe valorizzare meglio un grande lascito culturale. Tra le sue opere ricordiamo Il cielo e la terra (1950), Fabrizio Lupo (1952), L’erede di Montezuma (1964), Uomini in fuga (1972), Davide (1976) - finale del Campiello e Premio Basilicata -, Piccolo Karma (1987), Budda (1990), Tutta la verità (1995), molte delle quali scritte in Messico, in spagnolo, lingua che lo scrittore padroneggiava come l’italiano. Coccioli fu un uomo di grande cultura e intensa spiritualità, la sua ricerca interiore lo fece passare dal cattolicesimo all’ebraismo, per approdare a induismo e buddismo. Scrisse i suoi libri in italiano, francese e spagnolo, traducendo spesso se stesso. Abbiamo avvicinato il giornalista livornese Marco Ceccarini (autore tra gli altri del prezioso Quello stadio è il nostro stadio e animatore della rivista online Amaranta) che si sta facendo promotore di un’opera di valorizzazione di Carlo Coccioli, in vita del ventesimo anniversario della sua scomparsa.

Hai conosciuto Carlo Coccioli?

Sì, ho conosciuto Carlo poco dopo che, assieme al figlio Xavier, aveva preso casa a Livorno, sugli scali delle Ancore, ai primi del 1994. Andai da lui per intervistarlo. In realtà ci andai anche perché ero curioso di conoscere quello che, secondo me, era ed è il più grande scrittore mai nato a Livorno, autore tra l'altro di un bellissimo brano sulla sua città, che poi è anche la mia, in un'opera sulla Toscana.

Cosa diceva in quel brano?

In quel brano, che era la prefazione alla voce Livorno di un’opera a fascicoli, era riuscito a descrivere l'anima livornese in modo pressoché perfetto. La curiosità mi ha portato spesso a conoscere e a intervistare dei concittadini illustri. In quel frangente volli conoscere colui che Carlo Bo aveva definito lo scrittore alieno e Piervittorio Tondelli lo scrittore assente per la sua capacità di essere sulla scena letteraria italiana nonostante vivesse a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Ebbene, con grande sorpresa, scoprii una persona estremamente semplice che non ebbe problemi a dare a me, giovane cronista, la sua disinteressata amicizia. Anche il figlio adottivo era una persona semplice e cordiale, oltre che un ottimo cuoco.

Mi parli del salotto a tema libero?

A casa sua dette vita a quello che lui stesso chiamava un salotto a tema libero in cui conobbi alcuni tra i principali esponenti della vita culturale toscana e livornese della metà degli anni Novanta. Penso, ad esempio, a Tullio Ristori, Donatella Ciullini, Walter Martigli e Paola Ricci, con la quale ho anche scritto un e-book tre anni fa in occasione del centenario della nascita. È stata, quella, un'esperienza che mi ha formato molto sul piano culturale.

Chi era Carlo Coccioli?

Carlo era una persona di grande cultura. Scriveva fluentemente in tre lingue, francese e spagnolo oltre che italiano, ma parlava o comprendeva anche diverse altre lingue, non solo l’inglese o il portoghese, ma anche l’arabo e se non ricordo male perfino l’aramaico. Conosceva, anche per averle attraversate personalmente nel corso della propria esistenza, le religioni cristiana, ebraica, induista e buddista. Eppure, se con lui ti ponevi con animo lindo, era una persona pronta a mettersi dalla parte di chi deve ancora imparare. A chi si poneva in modo supponente o superbo, invece, era capace di gettare contro tutta la sua cultura, i suoi titoli, tutta la forza delle decine e decine di sue pubblicazioni tradotte in una ventina di lingue al mondo.

Coccioli, in quei tempi oscuri, ha avuto problemi per la sua omosessualità …

Non mi sono mai posto il problema del suo orientamento sessuale. Una persona la si valuta per quello che esprime, nel caso di uno scrittore per i contenuti delle sue opere, non per altro. Ho sempre rispettato la sua omosessualità come lui ha sempre rispettato la mia eterosessualità.

Cosa deve la nostra cultura a Coccioli?

Credo che la cultura e più in generale la società italiana ed europea debbano molto a Coccioli. Ebbe il coraggio di parlare in modo esplicito nei suoi romanzi dell’omosessualità, motivo per cui, visto lo scalpore che suscitò, agli inizi degli anni Cinquanta abbandonò l’Europa per trasferirsi in Messico. Ha trattato il tema dell’alcolismo ed è stato un precursore dell’animalismo. Molti suoi romanzi sono pervasi dalla sua esperienza religiosa in sovente mutazione. A mio parere è stato un visionario, nel senso che vedeva e captava cose che i più, ancora, non erano in grado neanche di immaginare.

Cosa ricordi della sua amicizia?

Sono molto orgoglioso dell’amicizia ricevuta da lui. Nonostante la differenza di età, nonostante la diversa formazione intellettuale, fummo sinceri amici. Tanto che, quando tornò in Messico, volle che ad accompagnare lui e Xavier all'aeroporto di Pisa fossi io, non prima però di avergli mostrato ancora una volta, dal finestrino dell’auto, la sua Livorno, via Magenta con la bottega di Carlino e gli scali Novi Lena con la casa in cui era nato.

Si avvicina il ventesimo anniversario della sua morte ...

Sì, tra pochi giorni cade il ventesimo anniversario della sua morte, avvenuta a Città del Messico. Vicino ai Cantieri navali Orlando, da qualche anno, esiste una strada che porta il suo nome. Sarebbe però molto bello che si avverasse anche quello che era un suo desiderio personale, ovvero avere una piccola targa al Famedio di Montenero, come diceva lui. Il Rotary Livorno è disposto a realizzare la targa ed a farne dono al Comune di Livorno.

Quali problemi impediscono di realizzare il progetto?

Nulla di insormontabile, credo. Da quanto mi è stato riferito, si tratta della necessità di effettuare un passaggio all'ufficio toponomastica del Comune. Coccioli è stato generoso con la città di Livorno. Sarebbe importante che la città valorizzasse come si deve la sua figura.

Cosa ha lasciato Coccioli a Livorno?

Coccioli, all’epoca in cui risiedeva a Livorno, regalò le sue opere letterarie al Comune. Mi risulta inoltre che nel testamento abbia fatto dono alla città del suo inestimabile fondo culturale contenente manoscritti, carteggi, lettere private e missive pubbliche. Si tratta di materiale di grande valore che però, a quanto mi risulta, è ancora in Messico.


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