Sono 21, con una media di due al mese, le nuove diagnosi di Hiv registrate fino ad oggi nel 2025 dal reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Livorno diretto dal primario Spartaco Sani.
Il profilo più frequente riguarda uomini (16 casi), con un'età di circa 45 anni, eterosessuali (15) e italiani (14).
Un dato che si inserisce in un quadro più ampio: dal 2020 a oggi, le nuove diagnosi complessive sono state 129. I numeri sono stati presentati in vista della Giornata Mondiale contro l’Aids del 1 dicembre, appuntamento che ogni anno richiama l’attenzione su un tema che continua a richiedere consapevolezza e prevenzione.
“Si tratta di un numero finalmente in calo - spiegano Spartaco Sani, direttore Malattie Infettive SUD e Silvia Costarelli referente Hiv/Aids Malattie Infettive Livorno - dopo il picco rilevato lo scorso anno che aveva portato alla quota record di 34 diagnosi. Quello era frutto della probabile onda lunga delle chiusure pandemiche che avevano allontanato i cittadini dalle strutture ospedaliere, mentre adesso torniamo a i livelli precedenti al 2020. L’Hiv nonostante se ne parli molto meno di prima è un’infezione sempre presente e continua ad essere un problema sanitario di grande rilevanza. Le terapie negli anni sono cambiate parecchio e oggi i pazienti con Hiv conducono una vita quasi normale e le stesse donne sieropositive, se adeguatamente seguite, partoriscono bambini perfettamente sani: risultati fino a pochi anni fa impensabili. Ma ad essere cambiata nell’ultimo decennio è soprattutto la modalità di trasmissione oggi è una malattia a quasi esclusivo contagio per via sessuale, con la modalità eterosessuale la più frequente: ciò significa che l’HIV può di fatto interessare chiunque. Ancora oggi una buona parte dei pazienti giungono tardivamente alla diagnosi quando hanno la malattia conclamata e scoprono contemporaneamente di essere sieropositivi e di avere l’AIDS. Dei nuovi casi, un numero significato è costituito però anche da infezioni recenti: ciò significa che il virus circola attivamente, trasmesso attraverso rapporti sessuali con persone che non sono consapevoli, per molteplici motivi, di essere sieropositivi”.
Da qui l’importanza dell’esecuzione del test, soprattutto quando si pensi di aver avuto occasioni di incontro del virus come nel caso rapporti sessuali non protetti, promiscui, con persone che non si conoscono, storie passate di tossicodipendenza o di rapporti sessuali con persone che avevano avuto storie di dipendenza.
“Non si deve avere paura di fare il test – prosegue Sani – e non solo perché viene garantito con sicurezza l’anonimato, ma perché è utile sia per il paziente, che se scopre di essere sieropositivo precocemente ha una aspettativa di vita simile alle persona non malate, e per la comunità, avendo la possibilità di non trasmettere la malattia agli altri".
Alla presentazione è intervenuta anche la dottoressa Michela Scarpaci in rappresentanza della direzione di presidio ospedaliero di Livorno guidata da Spartaco Mencaroni.