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Metalmeccanici ancora in sciopero

Incroceranno le braccia il 10 giugno sostenuti da Fiom, Fim e Uilm. In città ci sarà una manifestazione con lavoratori da tutta la regione

Alla base della mobilitazione, ancora una volta lo stallo nella trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro.

"Livorno - si legge in una nota della Fiom-Cgil- è una città simbolo della crisi del settore che, nonostante tutto, resta un polo cardine della componentistica auto in Italia".

“Durante la crisi abbiamo perso oltre mille posti di lavoro nel settore metalmeccanico – illustra la segreteria Fiom Cgil provincia di Livorno – ma ancora contiamo circa 4mila operai meccanici nella grande e media impresa, un pezzo, quindi, fondamentale della nostra economia che siamo determinati a difendere”. 

Il rinnovo del contratto nazionale per i lavoratori metalmeccanici è un appuntamento fondamentale, soprattutto in difesa dei diritti dei lavoratori: "In assenza di un modello contrattuale - dice David Romagnani, responsabile dell’organizzazione Fiom di Livorno - chiediamo di poter rinnovare con le stesse regole degli altri un contratto che dia un aumento a tutti e non solo ad alcuni. Il contratto più rappresentativo nel manifatturiero è oggi strumento del tentativo di scardinare il valore del contratto collettivo nazionale di lavoro. È per questo che lo sciopero del 10 ha ancora più valenza, una valenza sociale".

I metalmeccanici il 10 giugno incoceranno le braccia unitariamente e insieme alla Fiom ci saranno anche Fim e Uilm. Non succedeva dal 2008.

"L'ultimo unitario è stato siglato nel 2008, da quel momento a oggi sono cambiate molte cose, la rappresentanza politica dei lavoratori è venuta meno così come la coesione sociale – conclude Simone Puppo, responsabile della componentistica per la Fiom di Livorno - Nei luoghi di lavoro siamo forti, facciamo contrattazione e risolviamo i problemi, ma non abbiamo riferimenti: nessuna rappresentanza politica, non un modello contrattuale forte ed è venuta meno la solidarietà. Oggi siamo chiamati a fare i conti con questa realtà e a cercare di cambiarla, per questo . Poi ragioneremo anche sulle responsabilità, ma adesso siamo chiamati alla lotta, tutti insieme".