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Nudo di Modigliani venduto per 170 milioni

Lo ha acquistato un collezionista cinese. il rammarico del sindaco Filippo Nogarin che S sperava di veder tornare il capolavoro a Livorno

Amedeo Modigliani

Nu couchê, una delle opere più note di Amedeo Modigliani, è stato
aggiudicato in una vendita all'asta per 170,4 milioni di dollari a New York. L'acquirente è un magnate cinese di Shangai, appassionato collezionista. La venditrice è Laura Mattioli Rossi, figlia del collezionista Gianni Mattioli che aveva acquistato l'opera nel 1949.

Sul suo profilo facebook, il sindaco Filippo Nogarin ha espresso tutto il suo dispiacere: sperava infatti che il dipinto tornasse prima o poi a Livorno per essere esposto in un museo.

"Come Sindaco di Livorno confidavo, nella remota ipotesi che questa vendita venisse scongiurata e il quadro potesse rientrare nel nostro paese - scrive Nogarin - Sognavo, lo ammetto, come credo tanti livornesi, che potesse venire esposto, un giorno, nella patria di Dedo.... Più realisticamente, lontano da ogni provincialismo, speravo che, ultima ratio, venisse ceduto ad un importante museo per divenire così ambasciatore della cultura italiana e di Livorno, nel mondo. Alla fine si è concretizzato lo scenario peggiore: il secondo quadro più costoso di ogni tempo, dopo Le donne di Algeri di Pablo Picasso, con tutta probabilità, non sarà fruibile a lungo per il pubblico".

"Un politico, ormai dimenticato, affermò che con la cultura non si mangia - prosegue il sindaco - Questo paese si dimostra invece una miniera di diamanti, purtroppo ce ne rendiamo conto solo quando assistiamo, impotenti, alle fughe di queste gemme inestimabili all’estero. Paesi come la Cina e l’Arabia Saudita, fiancheggiati dai mercanti d’arte, fanno incetta dei capolavori di grandi artisti, divenuti ormai investimenti milionari, più sicuri del mattone, facendone schizzare così il valore alle stelle. Sono quelle nazioni che da tempo non favoriscono la crescita naturale ed artistica dei loro stessi connazionali ma che, al contrario, l’hanno osteggiata violentemente come la vicenda di Ai Weiwei ci insegna".

"Un’arte non più espressione della storia di un territorio, della sua cultura ma sempre più espressione dell’arroganza del Dio denaro - conclude il sindaco - Al di là del rammarico è sempre più necessario ed importante comprendere come l’opera sia uscita dal paese per prevenire in futuro altre perdite di sovranità culturale".