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"Anno difficile, reagiamo se politica collabora"

Con l'assemblea annuale di Cia Etruria è stato fatto il punto sull'andamento del settore nelle province di Livorno e Pisa

“Occorre avvicinare la politica all'agricoltura, perché non è più possibile rimandare la programmazione di interventi volti alla salvarne il futuro”. È con queste parole che la presidente Cia Etruria Cinzia Pagni ha aperto a Cascina l'assemblea annuale delle province di Livorno e Pisa.

Tra le molte criticità emerse a conclusione di 365 giorni, oltre ad un generale calo produttivo a partire da olio e vino, l’oscillazione dei prezzi con picchi che descrivono la speculazione attuata dai mercati, la riduzione (-50%) delle aziende a conduzione familiare; il caro energetico, le luci e le ombre specie all’isola d’Elba delle presenze in agriturismo; la diminuzione degli addetti ai lavori e la perdita di territorio agricolo. Basti pensare che nel decennio 2010-2020 le aziende agricole toscane sono passate da 72.686 a 52.146 cui corrisponde una riduzione di ettari di terreno utilizzato pari a -15%. 

“Oltre alle avverse condizioni climatiche - ha sottolineato Pagni - un altro problema è lo scarso riconoscimento del prezzo del prodotto agli agricoltori mentre un settore come la zootecnia sta vivendo un periodo tra i più difficili di sempre a causa della scomparsa di quasi tutti gli allevamenti toscani. A questo punto occorre pensare a come affrontare la ri-globalizzazione e la sfida del 2024 sarà riuscire a portare reddito alle nostre imprese”. 

“Le grandi opere devono essere considerate risorse - ha detto Valentino Berni, presidente regionale Cia - mentre le piccole devono essere sburocratizzate. Solo così sarà possibile evitare nuovi disastri nel prossimo futuro”. 

Un tema caldo ed irrimandabile quello della crisi climatica sulla scia delle pesanti alluvioni del 2023.

“La crisi climatica crea disparità tra aziende più o meno colpite - ha commentato il presidente nazionale Cristiano Fini - per questo è necessario occuparsi della manutenzione del territorio, gestire il patrimonio boschivo va fatta ed intervenire sui corsi d'acqua, altrimenti continueremo ad essere vittime delle ideologie”. E quanto alla partita sull’agro-voltaico Fini ha fatto ulteriore chiarezza. “Se chiediamo una legge nazionale sul consumo di suolo - ha chiosato - per avere terreni fertili non possiamo mettere dei pannelli sui terreni, bensì delle colture per produrre cibo”.