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Attualità lunedì 21 novembre 2022 ore 15:00

Chirurgia, accorpamento che non convince

Foto di repertorio

L'intersindacale Toscana ha scritto ai vertici dell'Asl contro la decisione di utilizzare medici dell'Aou Pisana all'ospedale di Livorno



LIVORNO — L'intersindacale medica della Toscana ha indirizzato ai massimi vertici regionali una lettera in merito alla convenzione stipulata dall'Asl Toscana Nord Ovest per la chirurgia toracica, che prevede l'utilizzo di medici dell'Aou Pisana all'ospedale di Livorno. 

Qui di seguito pubblichiamo il testo completo della lettera che prevede la trasferta dei medici.


"Le segreterie regionali della dirigenza dell’area sanità hanno appreso con stupore e perplessità della stipula della convenzione in oggetto (Delibera ASLTNO N. 1083 del 10/11/2022). In essa si
ipotizza l’esecuzione di interventi di chirurgia toracica presso il presidio ospedaliero di Livorno. Tali interventi sarebbero eseguiti da “equipes itineranti” di chirurghi toracici provenienti dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (distante circa 15 Km dal P.O. di Livorno) “In una seduta settimanale della durata media di 9 ore (8,00-17,00) per interventi programmati al fine di soddisfare gli interventi principalmente scaturenti dal GOM (ndr: Gruppo Oncologico Multidisciplinare dell’Ospedale di Livorno, Pontedera, Apuane Versilia e Lucca, ma con possibilità di estensione al bisogno anche ad interventi di chirurgia toracica a pazienti non oncologici ricoverati presso la Medicina/Terapia Intensiva/Pneumologia dell’Ospedale di Livorno per patologie non oncologiche previa valutazione congiunta con i chirurghi toracici dell’Azienda Ospedaliera”. 

Nella stessa giornata della seduta chirurgica “Il professionista dell’Azienda Ospedaliera garantisce al termine degli interventi, programmati di norma nella fascia pomeridiana dalle 15,00 alle 17,00, le visite post chirurgiche dei pazienti operati nelle settimane precedenti”.

Tali necessità scaturirebbero dalla presenza di un certo numero di pazienti in lista di attesa per interventi che non possono essere eseguiti “a seguito del pensionamento del chirurgo toracico” (solo uno?) del nosocomio Labronico. Tale convenzione comporterebbe una spesa di 70 mila euro.

Preso atto di ciò, formuliamo alle SS.VV. le seguenti domande:

Alla luce delle norme nazionali di riferimento (DM 70/2015 sugli standard generali di qualità per l’assistenza ospedaliera), qual è la logica che sottintende il provvedimento in questione, che prevede – in presenza di n.2 strutture di chirurgia toracica situate nell’azienda ospedaliera di riferimento distanti solo 15 km – l’esecuzione di interventi di tale chirurgia specialistica a Livorno?
E i pazienti eventualmente arruolati per intervento a seguito della valutazione multi specialistica del GOM di area vasta, dove sarebbero operati? Negli ospedali di residenza, previa moltiplicazione delle convenzioni?

Non sarebbe più logico che i pazienti di Livorno fossero operati a Pisa, dove – oltre ai professionisti – troverebbero una struttura capace di rispondere alle eventuali complicanze o necessità emergenti?


Non sarebbe più logico (come peraltro previsto dal piano nazionale esiti che determinati interventi di chirurgia specialistica siano eseguiti in strutture che hanno volumi adeguati?


Quale sopraffina logica organizzativa (in spregio peraltro non solo a qualsiasi norma sull’accreditamento e sul rischio clinico, ma anche al buon senso e alla prudenza) sospende il fatto che un servizio di chirurgia specialistica, sia stato svolto per anni da una sola persona e che il suo pensionamento lo me-a in crisi?


Qualora insorga una complicanza (es.: sanguinamento) che imponga una revisione chirurgica dopo le 17, chi porta il paziente in sala? Il chirurgo di Pisa che magari sta a casa sua e non è reperibile? E a che titolo semmai lo sarebbe: magari con una reperibilità pagata in libera
professione? Oppure un chirurgo generale di Livorno, che non è un chirurgo toracico, non ha partecipato all’intervento e in caso di problemi medico legali verrebbe suo malgrado coinvolto?


Anche se - ovviamente - siamo del tutto favorevoli al fatto che tutti i professionisti della sanità toscana (tra i peggio pagati d’Italia) debbano guadagnare di più, non sarebbe stato più opportuno investire i 70.000 euro stanziati potenziando l’offerta assistenziale delle strutture di riferimento e di tutti gli operatori coinvolto nell’attività, piuttosto che destinarli a singoli professionisti?


E infine: vi fareste operare (o fareste operare un vostro familiare) sapendo che il chirurgo che vi ha operato alle 17 va via e lo rivedrete la settimana successiva?


Siamo perfettamente consci che queste domande non avremmo dovuto formularle a voi, ma a chi ha sottoscritto una tale “convenzione”. Sappiate quindi che per le vie brevi (confidando in un ravvedimento operoso) ed attraverso i nostri rappresentanti aziendali, lo abbiamo anche fatto.


Purtroppo però, nonostante tutti gli sforzi e la “moral suasion” messa in atto, non siamo riusciti ad ottenere risposte adeguate, per cui ci vediamo costretti ad abusare ancora una volta della vostra pazienza, e poiché “mal comune è mezzo gaudio”, vi consoli sapere che la nostra ha ormai superato ogni umano limite.


Confidiamo pertanto che le risposte che le Direzioni non hanno dato a noi, le diano a Voi, che - oltre che amministratori della cosa pubblica - siete i Rappresentanti dei Cittadini, che si aspettano - soprattutto in tempi così difficili - di veder garantito quel diritto alla salute previsto dalla Costituzione, anche se costantemente negletto, nell’ottica della salvaguardia dell’efficienza, dell’efficacia e della sicurezza delle cure e - aggiungiamo noi - degli operatori.


Nell’invitare quindi un’ultima volta le direzioni aziendali coinvolte - che ci leggono per conoscenza - a riconsiderare la questione nel senso da noi auspicato, cogliamo l’occasione per chiedere al Presidente della Commissione Sanità Regionale una nuova audizione - dopo quella concessa nel luglio scorso, all’inizio della vertenza sulla sanità regionale - per fare il punto dello stato di avanzamento dei tavoli tecnici e per esporre ancora una volta le sopraggiunte gravi criticità dei sistemi informatici regionali, confidando infine in quell’occasione di ricevere risposte adeguate alle domande formulate nella presente: lo dobbiamo ai pazienti che si affidano alle nostre cure".


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