Il nostro inviato è entrato nel palazzo di Assad: «Tra marmi e mobili preziosi ora sono accampati i ribelli»
Attualità sabato 23 novembre 2024 ore 20:05
Codice rosa, 110 richieste d'aiuto in 10 mesi
La triste contabilità è quella degli accessi nel pronto soccorso dell'ospedale cittadino per maltrattamenti o abusi. La Asl: "Trend in crescita"
LIVORNO — Dall'inizio dell'anno al 31 Ottobre sono stati 110 gli accessi al pronto soccorso dell'ospedale di Livorno che hanno richiesto l'attivazione del protocollo Codice Rosa, il percorso di accesso al Sistema sanitario regionale, in particolare ai pronto soccorso e ai consultori, riservato a tutte le persone vittime di violenza, donne, bambini e persone discriminate. In tutta la provincia gli accessi di questa tipologia sono stati 177 nei 10 mesi presi in esame: a quelli di Livorno si aggiungono 46 accessi al pronto soccorso di Cecina, 10 a quello di Piombino, 11 a quello di Portoferraio.
Il dato è diffuso dalla Asl Nord Ovest in vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che ricorre lunedì prossimo, e il trend è definito in crescita. Più casi o maggiore emersione? Questo non è possibile saperlo, sta di fatto che la tendenza preoccupa gli operatori.
A parlare è Rosa Maranto, responsabile del percorso Codice Rosa dell’Azienda Usl Toscana nord ovest: “Il 70% di chi accede al Codice rosa sono cittadini italiani, il 93% denuncia maltrattamenti e il 7% abusi sessuali - specifica Maranto - un caso su dieci riguarda un minore (l’11%). Nessuna fascia di età è risparmiata: si va da bambini che hanno meno di un anno (2 casi) fino alle persone con oltre 70 anni (22 casi)”.
“Nei consultori la situazione è la stessa. Durante tutto il 2023, i casi in cui è stato attivato un percorso relativo alla violenza sono stati 705. Dati a cui vanno aggiunti quelli degli interventi di prevenzione svolti a sostegno della genitorialità e delle famiglie in situazione di vulnerabilità e alla fascia giovanile, nonché gli interventi di sensibilizzazione verso la popolazione”
“Come Asl – aggiunge la responsabile - mettiamo in campo una serie di interventi di prevenzione, di intercettazione delle situazioni latenti e di presa in carico. Ci muoviamo in raccordo con le reti antiviolenza territoriali e sono coinvolti tutti i servizi, in particolare l'emergenza-urgenza, il materno infantile, i consultori, il servizio sociale. Ogni anno viene svolta un'intensa attività di formazione degli operatori”.
“Se ci concentriamo sulla violenza di genere – aggiunge Maranto - si nota che la violenza riguarda tutte le età e tutte le fasce sociali. Le donne continuano ad essere le principali vittime di violenza, in particolare di quella domestica. Subiscono abusi per mano di padri, partner, fratelli, figli, ex mariti o ex fidanzati, persone con le quali avevano o hanno un legame affettivo”.
“La violenza contro le donne, e nei confronti di tutte le persone che la subiscono, non è solo un problema sociale - sottolinea l'esperta - ma è un vero e proprio problema di salute pubblica. Chi subisce violenza ha una probabilità più alta di incorrere in un problema di salute rispetto agli altri, con conseguenze fisiche e psicologiche che possono essere devastanti”.
“L’appello che faccio – conclude Maranto - è il seguente: rompiamo la solitudine e l’isolamento: il solo poterne parlare può essere il primo passo per uscire dalla spirale della violenza. E in ogni contesto sanitario ci sono la sensibilità, la professionalità e le capacità per essere accolti ed essere aiutati”.
Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI