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Cronaca martedì 28 febbraio 2017 ore 09:26

Arresti per circonvenzione incapace e bancarotta

Li ha eseguiti la Guardia di Finanza nei confronti di tre persone. Svariati i capi di accusa per una storia che parte dalla circonvenzione di incapace



LIVORNO — I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica labronica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di tre persone (tra cui, due coniugi) residenti a Livorno, di cui una in carcere e due sottoposte agli arresti domiciliari.

Nei confronti dei due coniugi è stato anche disposto, il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e la sospensione della carica di curatore fallimentare.

Le contestazioni di reato sono svariate: circonvenzione di incapace, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e interesse privato del curatore fallimentare.

"Le indagini - ha spiegato la Guardia di Finanza - dirette dalla locale Procura della Repubblica sono state sviluppate da personale del Nucleo di Polizia Tributaria e hanno avuto origine, nel 2015, a seguito dell’esame del contenuto di un hard disk sequestrato nell’ambito di un separato procedimento penale da cui sono emersi ulteriori elementi investigativi, con l’avvio dell’operazione denominata “False Guardian”.


"La prima condotta illecita - continua la Gdf - si riferisce ad un’ipotesi di circonvenzione di incapace, commessa in concorso dai tre soggetti tratti in arresto, per aver sistematicamente abusato delle deficitarie condizioni psico-fisiche di un 57enne livornese, privo delle capacità di autodeterminazione, dichiarato invalido civile al 100% e totalmente inabile al lavoro. In particolare, a tale soggetto, pur se non interdetto o inabilitato ufficialmente - dopo la morte, nel 2010, di entrambi i genitori - veniva fatta sottoscrivere una procura generale innanzi ad un notaio a favore della cugina, (una delle persone tratte in arresto) per l’amministrazione e la gestione di tutti i beni posseduti e ricevuti in eredità, comprensivi di sei appartamenti, un fondo, un terreno e disponibilità finanziarie.


A seguito di ciò, la procuratrice - unitamente agli altri due coniugi arrestati - avrebbe proceduto, nell’arco di soli cinque anni, al progressivo depauperamento del patrimonio mediante la vendita di due unità immobiliari e l’utilizzo sistematico delle disponibilità finanziarie, con l’appropriazione indebita di somme superiori a 230 mila euro, di cui i tre hanno usufruito per far fronte anche a spese strettamente personali".


Tra gli ulteriori fatti contestati, il mancato pagamento delle imposte per un totale di circa cinque milioni di euro con la sottrazione all'erario di quote di una società proprietaria di un rilevante complesso alberghiero in Romania e l'interesse privato di un curatore nella gestione di un fallimento a favore del proprio coniuge. Da qui le accuse, oltre che per circonvenzione di incapace, anche per reati fallimentari, tributari e contro il patrimonio.

Il giudice ha disposto il sequestro cautelare di denaro contante e di un fondo commerciale.  


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