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Cronaca giovedì 09 febbraio 2017 ore 09:30

Imprenditore nei guai per bancarotta fraudolenta

I finanzieri livornesi hanno sequestrato ad un imprenditore un appartamento e conti correnti accusandolo di avere distratto 2,7 milioni



LIVORNO — I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Antonio Pirato, di divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale e ricoprire incarichi direttivi nei confronti di un livornese settantenne domiciliato in provincia di Pisa, per le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Le indagini della Procura della Repubblica, scaturite dagli sviluppi di una verifica fiscale nei confronti di una società, con sede a Livorno di cui l'uomo è stato amministratore fino a dicembre 2016, che opera nel settore del commercio di autovetture e che è sottoposta alla procedura di concordato preventivo ( dopo che nel 2012 ha accumulato una perdita di esercizio di due milioni con bilanci negativi anche negli anni successivi) hanno - dicono i finanzieri "Appurati fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale con la complessiva distrazione di denaro per circa 2,7 milioni di euro, che sarebbero avvenuti, a partire dal 2006, attraverso tre differenti condotte illecite".

"La prima - spiegano sempre dalla Fiamme Gialle - è il mancato incasso di crediti per circa 2 milioni di euro vantati dalla società oggi in concordato nei confronti di tre imprese (di cui due con sede a Lucca), operanti nel medesimo settore commerciale, riconducibili (direttamente o indirettamente) sempre allo stesso soggetto livornese, raggiunto da misura cautelare personale".

"La seconda condotta riguarda la distrazione, tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012, dalla cassa della società di denaro contante per euro 324 mila euro, prelevati - in più tranches - senza una giustificazione contabile, per far fronte a esigenze strettamente personali.

Infine, è stata contestata la distrazione di importi, tra il 2013 e il 2015, per complessivi euro 365.000, giustificati come compensi per l’amministratore ed erogati senza una specifica delibera assembleare e soprattutto - per le annualità 2014 e 2015 - in violazione del tetto massimo di 40 mila euro stabilito nella proposta di concordato preventivo presentata dallo stesso amministratore unico pro tempore".

"In questo contesto - concludono dalla Finanza - per tutelare i creditori nell’ambito della procedura di concordato preventivo, il GIP ha disposto, altresì, nei confronti dello stesso soggetto livornese, il sequestro preventivo della quota del 50% di un appartamento ubicato in provincia di Pisa (dal valore complessivo di 252.000 euro) nonché del denaro presente sui conti correnti e i depositi titoli, sia personali che delle tre società che hanno beneficiato dei prestiti."


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