Dialoghi e aperture dalla etica mentale civica collaborativa
di Nadio Stronchi - giovedì 12 agosto 2021 ore 07:00
Ascoltare e fare tesoro di ciò che dicono gli altri non per scimmiottare, ma per riepilogare, prendere i “tasselli”, in questo caso enologici ed esprimere il proprio giudizio senza arroganza. Come in una pittura: formare un quadro con i colori, profumi e gusti e vedere le differenze che ci sono tra vari soggetti interessati in questo caso il vino.
Nel mio caso e il vino della Azienda Tua Rita di Suvereto dal nome Tierre, che alla sua radice originaria collegata al nome della azienda; divenuta prestigiosa già con tutti i suoi vini fino a ora creati. Sono già diverse le etichette di Tua Rita e tutte di alto pregio. Sul fatto che molte aziende facciano molti vini diversi tra loro, ho un idea, sempre nel rispetto dei protagonisti, che sono moltissime le etichette che ci sono in giro per l’Italia a dimostrazione che anche l’antropologia enoica è eccessivamente frammentata, forse, per ragioni commerciali collegate alla curiosità ma anche all’estro dei nostri produttori; è sempre stato così anche nel mondo rurale in genere; Bello, vario, buono meno buono e anarchico.
E’ l’Italia dalla tante storie. In proposito c’è una metafora che dice: “L’orto piccolo e bello ma in tempo di guerra sfama poco”. Quella dei vini si può paragonare ad una guerra commerciale nella quale prevale la qualità dei vini come “armi efficaci”. Dunque, c’è l’imbarazzo della scelta nel cui contesto, però, il consumatore comune che deve osservare la spesa vorrebbe sapere e conoscere i vini di alta qualità, ma non può perché molte aziende sono restie ad aprire alle degustazioni didattiche; ho assistito a molte manifestazioni popolari nelle quali si degustava vini, ma i più prestigiosi non ci sono mai stati presenti.
Sarebbe cosa buona e giusta se i Sindaci del nostro territorio, come altri, si adoperassero per ampliare la cultura enoica con i migliori vini. Aprire menti e bottiglie e confrontarci con i produttori e i consumatori con degustazioni didattiche come dicono gli esperti “alla cieca” cioè con bottiglie nei sacchetti per renderle anonime e con degli esperti che ne spiegano le qualità.
Devo ringraziare il direttore di QUInews che mi ha dato l’occasione di stimolare aperture mentali con i miei giudizi che possono essere opinabili ma stimolanti.
Ecco il vino proposto questa volta: “TIERRE”, fatto con uve di Merlot e Alicante, Merlot 80%, 20% Alicante. Con una metafora si potrebbe affermare che: il MERLOT è il nobile, L’ALICANTE la persona robusta da rispettare. Annata 2014, alcool 14,5.
Ecco le mie sensazioni. Colore: rosso rubino intenso senza cedimenti.
Profumo: fine e elegante vinosità, fruttato di ciliegia e prugna mature, sentori di vaniglia, lunga persistenza.
Gusto: si ripete la vinosità, caldo, leggermente tannico, persistente con sensazione finale notevole, con leggero retrogusto amarognolo rispetto al cibo che abbiamo mangiato.
Nadio Stronchi