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sabato 19 luglio 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Il Nobel per la pace a Trump o all’Albanese? Questo è il problema!

di Adolfo Santoro - sabato 19 luglio 2025 ore 08:00

Un dubbio amletico attanaglia la mia mente! È meglio assegnare il Nobel per la pace a Donald Trump, come proposto da Benjamin Netanyahu, o alla sanzionata da Trump Francesca Albanese, Relatore Speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati (Opt) dal 1967?

Le conclusioni del Report Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati Dall'economia di occupazione all'economia del genocidio, presentato dall’Albanese il 30 giugno scorso al Consiglio dei diritti umani dell’ONU non lasciano scampo alla finanza internazionale:

87. Mentre la vita a Gaza viene annientata e la Cisgiordania è sottoposta a un attacco sempre più intenso, il presente rapporto mostra perché il genocidio perpetrato da Israele continua: perché è redditizio per molti. Facendo luce sull'economia politica di un'occupazione divenuta genocida, il rapporto rivela come l'occupazione eterna sia diventata il banco di prova ideale per i produttori di armi e le grandi aziende tecnologiche – con un'offerta e una domanda illimitate, scarsa supervisione e zero responsabilità – mentre investitori e istituzioni pubbliche e private ne traggono liberamente profitto. Troppe influenti entità aziendali rimangono indissolubilmente legate finanziariamente all'apartheid e al militarismo israeliani.

88. Dopo l'ottobre 2023, con il raddoppiamento del bilancio della difesa israeliano e in un periodo di calo della domanda, della produzione e della fiducia dei consumatori, una rete internazionale di aziende ha sostenuto l'economia israeliana. Blackrock e Vanguard si collocano tra i maggiori investitori in aziende di armi fondamentali per l'arsenale genocida di Israele. Le principali banche globali hanno sottoscritto titoli del Tesoro israeliani, finanziando la devastazione, e i maggiori fondi sovrani e pensionistici hanno investito risparmi pubblici e privati nell'economia genocida, pur dichiarando di rispettare le linee guida etiche.

89. Le aziende armatrici hanno realizzato profitti quasi record dotando Israele di armamenti all'avanguardia che hanno devastato una popolazione civile praticamente indifesa. I macchinari dei giganti mondiali delle attrezzature edili sono stati determinanti nel radere al suolo Gaza, impedendo il ritorno e la ricostruzione della vita palestinese. I conglomerati minerari ed energetici estrattivi, pur fornendo fonti di energia per i civili, hanno alimentato le infrastrutture militari ed energetiche di Israele, entrambe utilizzate per creare condizioni di vita calcolate per distruggere il popolo palestinese.

90. E mentre il genocidio infuria, l'inesorabile processo di annessione violenta in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, continua. L'agroindustria continua a sostenere l'espansione delle attività di insediamento. Le più grandi piattaforme turistiche online continuano a normalizzare l'illegalità delle colonie israeliane. I supermercati globali continuano a rifornirsi di prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani. E le università di tutto il mondo, sotto l'egida della neutralità della ricerca, continuano a trarre profitto da un'economia che ormai opera in modalità genocida. Di fatto, dipendono strutturalmente dalle collaborazioni e dai finanziamenti tra coloni e colonie.

91. Gli affari continuano come al solito, ma nulla di questo sistema, di cui le imprese sono parte integrante, è neutrale. Il perdurante motore ideologico, politico ed economico del capitalismo razziale ha trasformato l'economia israeliana di sfollamento e sostituzione dell'occupazione in un'economia di genocidio. Questa è una "impresa criminale congiunta", in cui le azioni di uno contribuiscono in ultima analisi a un'intera economia che alimenta, alimenta e consente questo genocidio.

92. Le entità menzionate nel presente rapporto costituiscono una frazione di una struttura molto più profonda di coinvolgimento aziendale, che trae profitto e favorisce violazioni e crimini nei territori palestinesi occupati. Se avessero esercitato la dovuta diligenza, le entità aziendali avrebbero cessato da tempo il loro coinvolgimento con Israele. Oggi, la richiesta di responsabilità è ancora più urgente: qualsiasi investimento alimenta un sistema di gravi crimini internazionali.

93. Gli obblighi in materia di imprese e diritti umani non possono essere isolati dall'illegale impresa coloniale israeliana nei territori palestinesi occupati, che ora funziona come una macchina genocida, nonostante la Corte Internazionale di Giustizia ne abbia ordinato il completo e incondizionato smantellamento. I rapporti tra imprese e Israele devono cessare fino alla fine dell'occupazione e dell'apartheid e fino al risarcimento dei danni. Il settore imprenditoriale, compresi i suoi dirigenti, deve essere ritenuto responsabile, come passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale di capitalismo razzializzato che lo sostiene. VI. Raccomandazioni

94. Il Relatore Speciale esorta gli Stati Membri: (a) a imporre sanzioni e un embargo totale sulle armi a Israele, compresi tutti gli accordi esistenti e i beni a duplice uso come la tecnologia e i macchinari pesanti civili; (b) a sospendere o impedire tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento e a imporre sanzioni, incluso il congelamento dei beni, a entità e individui coinvolti in attività che potrebbero mettere in pericolo i palestinesi; (c) Rafforzare la responsabilità, garantendo che le entità aziendali affrontino le conseguenze legali per il loro coinvolgimento in gravi violazioni del diritto internazionale.

95. Il Relatore Speciale esorta le entità aziendali a: (a) cessare tempestivamente tutte le attività commerciali e porre fine ai rapporti direttamente collegati, che contribuiscono o causano violazioni dei diritti umani e crimini internazionali contro il popolo palestinese, in conformità con le responsabilità aziendali internazionali e il diritto all'autodeterminazione; (b) pagare riparazioni al popolo palestinese, anche sotto forma di un'imposta sul patrimonio durante l'apartheid, analoga a quella del Sudafrica post-apartheid.

96. Il Relatore Speciale esorta la Corte Penale Internazionale e le magistrature nazionali a indagare e perseguire dirigenti aziendali e/o entità aziendali per il loro ruolo nella commissione di crimini internazionali e nel riciclaggio dei proventi derivanti da tali crimini.

97. Il Relatore Speciale esorta le Nazioni Unite: (a) a conformarsi al parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 2024; (b) a includere tutte le entità coinvolte nell'occupazione illegale israeliana nel database dell'OHCHR (istituito dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani – OHCHR - ai sensi delle risoluzioni 31/36 e 53/25 del Consiglio per i Diritti Umani) (che sarà correttamente accessibile sul sito web dell'OHCHR).

98. Il Relatore Speciale esorta sindacati, avvocati, società civile e cittadini comuni a fare pressione per boicottaggi, disinvestimenti, sanzioni, giustizia per la Palestina e responsabilità a livello internazionale e nazionale; insieme, i popoli del mondo possono porre fine a questi crimini indicibili.

99. Il presente rapporto è stato redatto all'alba di una profonda e tumultuosa trasformazione. Le atrocità di cui si è testimoni a livello globale richiedono urgentemente responsabilità e giustizia, e ciò richiede azioni diplomatiche, economiche e legali contro coloro che hanno mantenuto e tratto profitto da un'economia di occupazione trasformatasi in genocidio. Ciò che accadrà dipenderà da tutti.

Se esamino gli aspetti del Report che riguardano gli aspetti energetici, diventa ancora più evidente la complicità del sionismo/americanismo nello spingere la Vita sulla Terra verso il collasso climatico totale: le aziende energetiche fossili sono, infatti, coinvolte nell’occupazione illegale della Palestina.

Si legge nel Rapporto:

Le compagnie energetiche internazionali hanno alimentato il genocidio israeliano ad alto consumo energetico. Fornendo a Israele carbone, gas, petrolio e carburante le aziende contribuiscono a sostenere le infrastrutture civili che Israele utilizza per consolidare l’annessione permanente e che ora trasforma in armi per la distruzione di Gaza e della sua popolazione. La stessa infrastruttura a cui queste aziende forniscono risorse è servita all’esercito israeliano per tutte le operazioni a Gaza, guidata dalla tecnologia e ad alto consumo energetico. La natura apparentemente civile di tali infrastrutture non esonera le aziende dalla loro responsabilità.

Per alcune entità aziendali - cioè imprese commerciali, società multinazionali, enti a scopo di lucro e non a scopo di lucro, siano essi privati, pubblici o statali – la Albanese fa riferimento a produttori di armi, aziende tecnologiche, imprese edili e di costruzione, industrie estrattive e di servizi, banche, fondi pensione, assicuratori, università e organizzazioni benefiche. Anche il settore privato, dunque, ha tratto profitto dall’economia israeliana dell’occupazione illegale, dell’apartheid e del genocidio.

Per quanto riguarda l’elettricità, il gas e il carburante, l’infrastruttura energetica di Israele, che dipende dalle importazioni di carburante e carbone, serve sia Israele che il territorio palestinese occupato, alimentando senza soluzione di continuità i coloni illegali, mentre controlla e ostacola l’accesso palestinese all’energia. Lacentrale elettrica di Gaza, che forniva solo il 10-20% del fabbisogno elettrico di Gaza, era fortemente dipendente dal combustibile per i generatori e dalle dieci linee di approvvigionamento israeliane. Dall’ottobre 2023, Israele ha interrotto l’erogazione di energia alla maggior parte di Gaza: senza elettricità o combustibile, la maggior parte delle pompe idriche, degli ospedali e dei trasporti hanno raggiunto l’orlo del collasso totale. Il collasso dei sistemi fognari ha contribuito alla recrudescenza della poliomielite e vitali impianti di desalinizzazione sono stati costretti a chiudere.

Per quanto riguarda il carbone per l’elettricità, questo proviene principalmente dalla Colombia, da cui origina il 60% delle importazioni di carbone israeliane nel 2023-24: i principali fornitori sono Drummond Company, Inc., con sede negli Stati Uniti, e Glencore PLC, con sede in Svizzera. Le rispettive controllate possiedono le miniere e i tre porti coinvolti nella consegna di 15 spedizioni di carbone in Israele dall’ottobre 2023, incluse sei spedizioni dopo che la Colombia ha sospeso le esportazioni di carbone verso Israele nell’agosto 2024. Anche Glencore è stata coinvolta nelle spedizioni dal Sudafrica: queste hanno rappresentato il 15% delle importazioni di carbone israeliane nel 2023 e nel 2024. Secondo uno studio elaborato da SOMO nel 2012 e ripreso da Greenpeace nel 2014, le due aziende già in passato risultavano coinvolte in casi di violazione di diritti umani nella gestione delle miniere della Colombia da cui a quel tempo Enel importava il carbone per le sue centrali in Italia.

Per quanto riguarda il gas, la Chevron Corporation statunitense, in consorzio con la NewMed Energy israeliana (una sussidiaria del Delek Group, elencato nel database dell’OHCHR), estrae gas naturale dai giacimenti di LeviathaneTamar (al largo della costa di Israele, Gaza, Egitto e Siria); Chevron ha pagato al governo israeliano 453 milioni di dollari in royalties e tasse nel 2023; il consorzio di Chevron fornisce oltre il 70% del consumo energetico israeliano; Chevron trae inoltre profitto dalla sua comproprietà del gasdotto East Mediterranean Gas che attraversa il territorio marittimo palestinese e dalle vendite di gas verso Egitto e Giordania; il blocco navale di Gaza è collegato alla sicurezza israeliana della fornitura del gas di Tamar e del gasdotto East Mediterranean Gas. La società britannica BP PLC sta espandendo il suo coinvolgimento nell’economia israeliana, con licenze di esplorazione confermate nel marzo 2025, che consentono a BP di esplorare le distese marittime palestinesi sfruttate illegalmente da Israele.

Per quanto riguarda il petrolio BP e Chevron sono anche i maggiori contributori alle importazioni israeliane di petrolio greggio, in quanto principali proprietari rispettivamente dell’oleodotto strategico azero Baku-Tbilisi-Ceyhan e di quello del Consorzio Kazakh Caspian e dei relativi giacimenti petroliferi. Ciascun conglomerato ha effettivamente fornito l’8% del petrolio greggio israeliano tra ottobre 2023 e luglio 2024, integrato dalle spedizioni di petrolio greggio provenienti dai giacimenti petroliferi brasiliani, in cui Petrobras detiene le quote maggiori, e dal carburante per aerei militari. Il petrolio di queste società rifornisce due raffinerie in Israele: dalla raffineria di Haifa, due aziende elencate nel database dell’OHCHR riforniscono le loro stazioni di servizio in tutto Israele e nei territori palestinesi occupati, comprese le colonie, e l’esercito, attraverso contratti aggiudicati dal governo; dalla raffineria di Ashdod, una sussidiaria della società Paz Retail and Energy Ltd. elencata nel database dell’OHCHR fornisce carburante per aerei all’Aeronautica Militare israeliana che opera a Gaza.

Nonostante ciò, il dubbio se sarà candidato per il Nobel per la pace Trump o l’Albanese mi attanaglia.

Non è forse Trump il pacificatore, che è intenzionato a portare la pace sulla terra anche a costo di bombardare Mosca e di scatenare così la terza guerra mondiale atomica? Non è forse Israele, protetta dal sodale Trump, ad attaccare le chiese cristiane in Cisgiordania e a massacrare i bambini palestinesi in fila per ritirare cibo e acqua? Non è forse Trump che se ne strafrega del diritto internazionale? Non è forse Trump colui che nasconde i files-Epstein, che nasconde forse il suo burrascoso passato con un ebreo abusatore di minorenni e morto suicida in carcere? Non è forse Trump quello che, al fine di riportare la pace sulla terra, ha costretto, con stile mafioso, ad aumentare in Europa il PIL per gli armamenti al 5% e sta ora ricattando l’Europa con i dazi che, già al 10%, metterebbero in ginocchio l’economia (soprattutto quella tedesca e quella italiana)? Certo, ci si può sempre rivolgere ad intrattenere rapporti in armonia con altre economie, come quelle dei BRICS (Brasile-Russia-India-Cina-Sud Africa)! Ma chi ha il coraggio di mandare a quel paese gli scendiletto di Trump in Europa e in Italia?

E allora il dubbio è tra la paura verso la pax americana e il coraggio verso una posizione neutrale da parte dell’Europa e dell’Italia.

I pochi coraggiosi che opteranno per il Nobel all’Albanese possono firmare per la campagna di sostegno a Francesca Albanese e ai medici di Gaza (ne sono assassinati circa 1.500) per il Premio Nobel per la Pace:

https://secure.avaaz.org/campaign/it/stand_with_francesca_loc_al_it/?whatsapp

Ma, si sa: la paura è più facile, ha poi sempre la meglio e crea dipendenza … anche dalla pax americ

Adolfo Santoro

Articoli dal Blog “Disincantato” di Adolfo Santoro