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giovedì 20 marzo 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Sor-riso amaro

di Nicola Belcari - martedì 11 febbraio 2025 ore 08:00

Se non si può ridere sempre, senza entrare a far parte degli stolti, sulla cui bocca abbonda, secondo il motto, nemmeno si può sorridere, che è differente, sempre: c’è un tempo per ogni cosa. Quando poi c’è poco da ridere, “Sorridendo” è un titolo che sta stretto. È pur vero che il gerundio presuppone un’operazione principale, quella del castigare i costumi, come da sentenza latina, ma comunque stanca.

Non è il riso sguaiato o ebete dell’ubriaco, né quello dello spettatore di scivoloni e cadute rovinose di una trasmissione tivvù, né l’altro, al contrario, sereno dominio della realtà e delle passioni e forse di una semplice e naturale conoscenza del segreto della vita che atteggia le labbra delle statue greche della fine dell’arte arcaica.

Non è il sorriso espressione di accoglienza, benevolenza, rivolto a colui che s’incontra, quello sincero che il neonato vede nel viso della madre; né all’opposto non è il ghigno cattivo del gusto di colpire e fare male, o costretti, persa l’innocenza, del sarcasmo.

È il sorriso dell’ironia. Anche così, tuttavia, stanca. C’è bisogno ogni tanto di scordare le meschinità della vita associata, le malefatte di chi ci amministra, del genere umano abbandonato agli istinti peggiori, che conosciamo bene per farne parte. Stanchi di noi stessi.

C’è un sorriso triste, quello dei malinconici, nati sotto l’influsso di Saturno o del chiaro di luna. È un nostro segreto. Questo tenue ossimoro pare sconosciuto alla tivvù che commemora gli sventurati come persone solari. A noi piace il sole sotto il quale abbassiamo gli occhi.

Amo ora l’espressione triste dei volti che vedo, quando rivela un animo e un sentire profondo: una tristezza che non ha un motivo preciso, vaga, indefinita, quella della comprensione della legge delle cose, del fluire del tempo, dei limiti della natura umana. C’è una bellezza in quelle giornate grigie. Si è oltrepassata la linea d’ombra.

Gli uccelli si raggruppano per migrare.

Nicola Belcari

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