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martedì 17 giugno 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

La repressione sessuale per sentito dire

di Nicola Belcari - martedì 17 giugno 2025 ore 08:00

La Natura ha radicato nell’uomo un istinto sessuale che è dotato di una forza travolgente come quella di un fiume in piena capace di rompere gli argini. Che cosa accade quando le regole sociali ne imbrigliano e ne ostacolano il libero sfogo?

Che ci sia la repressione di questa pulsione è visibile in quello specchio che rivela quanto siamo brutti che sono i media, tivvù e social. Lo sanno i pubblicitari che su questo fanno leva quando ideano gli spots per i prodotti più vari e diversi ma in particolare per gli alimenti ghiacciati (yogurt e gelati) e bibite. Così almeno mi ha spiegato un mio amico che ha studiato sociologia a Trento.

Un conoscente, invece, una volta mi disse che quando esagerava con le patatine fritte e lo stesso faceva con la birra era perché, o comunque non l’avrebbe fatto se avesse avuto di meglio da fare e per specificare questo “meglio”, aggiunse che di fronte a un’immagine femminile particolarmente appetibile rimediava alla frustrazione di un desiderio inappagato mangiando un’altra salsiccia. Posso con relativa tranquillità riportare le sue parole: non è tipo da leggere articoli che richiedano un impegno superiore ai venti secondi, né ritengo probabile che si sottoponga a una fatica superiore alle sue forze di nascosto.

Possiamo credere che, quando urliamo rivolti al televisore durante la partita di pallone, lo faremmo se l’alternativa fosse intrattenersi con una donna vera anche semplicemente per prendere un caffè insieme? Come mi ha spiegato un esperto che ha studiato Freud, se un uomo continua a seguire l’evento sportivo indifferente al richiamo di un’avvenente attrice reclutata all’uopo il test dimostra che l’uomo soffre di una grave forma di psicosi a cui può dare un nome solo l’autorità scientifica in materia.

Il corpo della donna ufficialmente di contorno è in realtà la pietanza principale in quelle trasmissioni dove si guarda dal buco della chiave. In alcuni programmi una maîtresse sovrintende agli amori della casa. I “sentimenti” (con rispetto parlando, scusate la parola, si perdoni il termine) sono esposti senza ritegno davanti alle telecamere, come espletare le funzioni corporali in pubblico, come se così potessero mantenere una sincerità. Al confronto con un simile meretricio le professioniste del sesso (simbolo vivente, e vittime, della bramosia maschile) sono rispettabili e dignitose lavoratrici purtroppo sprovviste di uno status legale, come lamentato da un improvvisato giuslavorista.

E questo è ciò che mi è stato detto e di cui non ho motivo di dubitare.

Nicola Belcari

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