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sabato 05 ottobre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Cronaca

di Libero Venturi - domenica 29 novembre 2020 ore 07:30

Trovo sia antipatico scrivere dei fatti di cronaca. Dire: io farei così, io farei cosà. Siamo tutti capaci di fare i bravoni con la responsabilità degli altri: è lo sport nazionale. La cronaca locale poi è piuttosto sopravvalutata, spesso lascia il tempo che trova. E il tempo di questi tempi è cattivo. Tuttavia questa domenica anch’io parlerò di cronaca e chiedo in anticipo scusa per la scorrettezza.

Intanto dirò subito bravo al Sindaco del Comune di Vecchiano il cui esempio è assurto agli onori della cronaca nazionale. Quest’anno nella città natale di Antonio Tabucchi hanno risparmiato la luminaria di Natale, nel senso che non l’hanno proprio fatta. E il Comune ha devoluto le economie conseguite alle famiglie bisognose a cui saranno assegnati buoni spendibili presso i negozi del paese. Gesto apprezzato dalla cittadinanza e dagli stessi operatori commerciali e non credo solo per la storia dei buoni spesa. Credo piuttosto sia perché il buon esempio è contagioso, accomuna e perché tutti siamo, in genere, quello che facciamo o non facciamo, ma siamo anche altro.

Ciceruacchio, carrettiere romano e garibaldino, eroe del Risorgimento, prima di essere messo a morte insieme ai suoi figli dagli austriaci, a chi gli chiedeva perché si fosse impicciato di “cose che non lo riguardavano” rispose: «perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo!». Ce lo ricordiamo, interpretato da Nino Manfredi, nel film di Luigi Magni “In nome del popolo sovrano”. E c’è una poesia in romanesco di Marazico, il Trilussa dei giorni nostri, che ho letto nel libro di un amico. Il libro s’intitola “Er mestiere der poeta” e la poesia “Il monito di Ciceruacchio”. In un passo dice: Pedavve a tutti quanti un ber futuro/ semo finiti dritti in faccia a n muro./ PeRoma e pelItalia forte e unita/ assieme comi fijo diedi la vita./ Ho fatto bene? Io penso de sì./ Pecerte cose è giusto de mori’ ”.

I tempi sono difficili “il morbo infuria, il pane manca, sul ponte sventola eccetera eccetera”. Ci vorrebbe un Risorgimento della nostra consapevolezza umana, una resilienza della solidarietà e perfino dello spirito del Natale, se non di intenzione cristiana -è chiedere troppo anche a Natale e poi io sono laico- almeno di dickensiana memoria. Un po’ meno luci e un po’ più di umanità fa bene. Ci fa sentire migliori di quello che siamo. Più uguali e uniti in questa ingiustizia divisiva. C’è chi è senza lavoro, chi manca del necessario per sé e i propri figli, per la propria famiglia. E per costoro lo sfarzo, gli sprechi sempre, tanto più a Natale, rappresentano una mancanza di considerazione e di rispetto. Si dirà che Vecchiano non è un grande centro commerciale, ma é il gesto quello che conta. E quel gesto ci piace.

Intanto a Pontedera siamo finiti nelle cronache per la Madonna della Ferragni. Dopo quelle della seggiola, del parto, dei battuti, del cardellino, della serpe e le altre, anche quella di Medjugorje, alla quale è apparso Paolo Brosio, questa in effetti ci mancava. Pure un altro artista per le madonne si ispirò a donne del suo tempo, per lo più popolane -anzi, popolane è dir poco- ma era Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Che se poi non ce lo dicevano che quel volto era della Ferragni non se ne accorgeva nessuno. Oltretutto nessuno pensa a Maria di Nazareth, una palestinese, come a una biondina. Ci perdoni la nota influencer, peraltro persona intelligente di sicuro, la quale, dato che pare le sia risuccesso di prestare le sembianze alla Madonna, se dicesse agli artisti «grazie, anche meno» e li ammonisse di smettere, ne guadagnerebbe in considerazione che nel suo mestiere è quello che conta.

Comunque nessuno sa che volto avesse Maria, capace il più somigliante è quello della Madonna “nera”, scura di carnato, di Częstochowa in Polonia oppure la Madonna di Loreto o quella di Bologna, attribuita a San Luca, l’apostolo, peraltro coevo di Maria. Ma ce ne sono molte altre. Quindi parlare addirittura di blasfemia, di offesa alla religione come fanno bassi popolani o alti prelati -spesso accomunati- mi pare esagerato. Piuttosto direi che non c’è stato buon gusto e quanto all’arte non saprei. E, magari, sul terrazzo del Comune che è un’istituzione laica, non l’avrei messa: meglio in una piazza. Vicina alle persone. E non sono affatto un laicista; pur non credente mi rifaccio a Croce e al suo “non possiamo non dirci cristiani”.

Ma torniamo al Risorgimento. Il primo, quello della nascita della nostra nazione e del nostro paese; il secondo c’è chi dice sia stata la Resistenza. Ciò che non toglie nulla al primo, semmai ne completa l’importanza. Ma lasciamo stare. È stato deciso di cambiare il nome alla Piazza Curtatone e Montanara e dargli quello di Alessandro Mazzinghi, il grande campione di pugilato recentemente scomparso. Pontedera è conosciuta nel mondo per il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, per il Campione del mondo Sandro Mazzinghi, per la Piaggio e la Vespa, per il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale e oggi anche per Sete Sóis Sete Luas. Ho conosciuto e ammirato Sandro Mazzinghi, come pugile e come persona. Mi sono commosso alla sua morte. È sacrosanto intestargli una piazza o una via e non limitarsi solo a questo. Però è giusto contrapporre il ricordo del “nostro” indimenticabile campione alla memoria della battaglia di Curtatone e Montanara? È una domanda a cui non so dare una risposta e che comunque è lecito farsi e avrebbe dovuto farsi, anche per il bene voluto a Sandro. E non perché, come scrive qualche notabile locale, il cambio dell’intestazione della piazza determinerà disagi e spese. Ma perché la battaglia di Curtatone e Montanara fu un episodio decisivo e significativo delle guerre del nostro Risorgimento. Vi parteciparono molti giovani, in particolare gli studenti dell’Università di Pisa, insieme a quelli dell’Ateneo di Siena. Molti sacrificarono le loro vite per noi. Proprio come il romano Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio. Si tratta della memoria di una “sconfitta vittoriosa” perché noi la perdemmo la battaglia di Curtatone e Montanara. Il contingente italiano di toscani e di napoletani era inferiore di numero rispetto alle soverchianti forze del Generale Radetzky -quello della marcia- ma non inferiore di valore. La strenua resistenza di quei volontari impedì l’accerchiamento delle truppe piemontesi di Carlo Alberto che poterono riorganizzarsi, avvalendosi di quel sacrificio, per battere nella successiva battaglia di Goito le truppe austriache. Poi fummo sconfitti. Era il 1848, la Prima Guerra d’Indipendenza e nasceva l’Italia.

C’era un’alternativa al cambio di intestazione di quella piazza? Non lo so. Forse si poteva pensare a Piazza Trieste. Altro riferimento legato alle vicende risorgimentali, alla Prima Guerra Mondiale e, purtroppo, anche alla Seconda: la liberazione di Trieste. Però, con tutto rispetto per quelle terre allora irredente, costate il sacrificio di molti italiani, credo che sarebbe stato preferibile. In fondo ora la piazza porta il nome di una città, una bellissima città italiana. E ci sarebbe stato anche un valido motivo per la nuova intestazione: in Piazza Trieste c’era la palestra pugilistica dove Guido e Sandro Mazzinghi mossero i primi passi. Ora la piazza è in gran parte pedonale e là avrebbe potuto essere spostato anche il monumento dedicato a Mazzinghi, attualmente collocato davanti al Palasport. La piazza sarebbe divenuta Piazza Mazzinghi, probabilmente ci sarebbero state meno polemiche di natura “storica” e penso che anche il quartiere di Fuori del Ponte, da sempre legato al campione e alla sua famiglia, sarebbe stato contento. Con i “se” e con i “ma” non si fa storia, ma senza “se” e senza “ma” non c’è succhio a farla. E c’è anche meno partecipazione. In ogni caso, sic stantibus rebus -che è sempre un bel rebus- ha ragione chi propone di aggiungere “Curtatone” alla attuale Via Montanara, almeno per quella via recuperandone per intero la memoria.

Tra l’altro, a proposito di memorie risorgimentali, la strada principale dì Pontedera, Via Vittorio Emanuele, divenne, giustamente, Corso Giacomo Matteotti. Dei Savoia ci rimane il ricordo in una sua traversa: Corso Principe Amedeo. Ora, sfido chiunque a dire, all’impronta, chi era costui. Io non lo sapevo e ho appreso da Wikipedia che Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, nato nel 1898, è stato Viceré d’Etiopia e suo nonno era Amedeo I di Spagna. Il Principe discendeva da un ramo di casa Savoia che ha ingaggiato una disputa dinastica sulla legittimità del primato e della successione del real casato. Il nostro Amedeo era un Principe non privo di un certo umorismo. Pare che al cospetto del Re Vittorio Emanuele III e della consorte, la Regina Elena, abbia commentato: «Ecco Curtatone e Montanara». La graffiante battuta alludeva alla corta statura del Re -appena un metro e cinquantatré- e alla discendenza dal Montenegro della Regina -che oltretutto era alta uno e ottanta- e gli costò l’allontanamento da corte. Il Principe Amedeo è stato un generale, ha combattuto nelle guerre coloniali, nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, è morto nel 1942 di malaria ed è sepolto in Kenya. Pace all’anima sua. Francamente se c’è un re sabaudo o savoiardo -come il biscotto- che merita il nostro ricordo è Vittorio Emanuele II, detto il Re Galantuomo. Non so se, Statuto Albertino a parte, lo fosse davvero, ma lui, figlio di Carlo Alberto -il simpatico e perdente Re Tentenna- diversissimo dal padre per fisico e indole, fu il primo Re d’Italia. Se non fosse per quella battuta di spirito, cambierei volentieri il nome al Corso Principe Amedeo in suo favore, tanto la disputa sulla successione al trono non ha più ragion d’essere per effetto della storia e soprattutto del futuro che gli abbiamo dato diventando una Repubblica. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

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