DIZIONARIO MINIMO: Mario
di Libero Venturi - domenica 10 giugno 2018 ore 09:39
Mario Barwuah nasce in Italia, a Palermo, nel 1990 da madre e padre ghanesi, che si trasferiscono nel bresciano. A causa delle difficoltà economiche dei genitori, impossibilitati a provvedere alla cura e alla salute del figlio, Mario viene affidato alla famiglia Balotelli, residente in provincia di Brescia. Ottiene la cittadinanza italiana solo al compimento della maggiore età.
Questo mi fa venire a mente il “nostro” pugile italo-senegalese, Mouhamed Ali Ndiaye. Da giovane, oltre ad essere dotato di un bello stile, era una forza della natura. Emigrato in Italia e residente a Pontedera, si allenava con la squadra italiana per le Olimpiadi a cui però non potè partecipare perché la nazionalità richiesta non arrivò. La sua carriera di pugilatore italiano si affermò soltanto più tardi. Divenne nostro connazionale grazie ad una storia d’amore: sposò la sua Federica, un’italiana. È stato campione d’Italia e della Comunità Europea dei supermedi. Voleva essere campione del mondo. Un campione lo è, di comportamento e dignità: aiuta tanti senegalesi e il nostro Paese a crescere. Ma quante occasioni si perdono per la lentezza e l’idiozia dei sistemi che non riconoscono o tardano a comprendere l’esigenza dell’integrazione tra i popoli della Terra.
Mario Balotelli, Super Mario, è un talento del calcio, un attaccante: fisico, genio e sregolatezza. Forse per ciò che rappresenta o perché “reo” di non esultare dopo i goal, ha subito, più di altri, i cori razzisti che hanno determinato l’assunzione di provvedimenti disciplinari da parte della FIGC contro le tifoserie xenofobe e idiote. E sorvoliamo sul calcione che nella finale di Coppa Italia gli affibbiò Totti, vogliamo sperare in trance agonistica. Nel 2007 ricevette la sua prima convocazione internazionale da parte del Ghana per una partita amichevole contro il Senegal, ma Balotelli rinunciò, dichiarando di non volersi precludere la possibilità di vestire la maglia azzurra. Ha giocato e gioca con la nazionale italiana. Ultimamente, vice capitano dell’Italia, ha segnato contro l’Arabia Saudita e qualche tifoso razzista l’ha ripagato con uno striscione “Il mio capitano ha sangue italiano”. Già: lo ius sanguinis! Retaggio di leggi e filosofie razziali.
Balotelli, sia sui campi da gioco che nella vita privata, si è reso spesso protagonista di controversi episodi definiti “balotellate”, ironico neologismo che è stato inserito anche nel vocabolario Treccani.
Personalmente non ho simpatia per i calciatori super pagati, viziati, orribilmente tatuati, anche quelli che fanno beneficienza, magari evadendo o eludendo il fisco. I ruffiani delle tifoserie oltranziste. Soprattutto non sopporto quelli super dotati che si perdono a causa di comportamenti caratteriali in campo e nella vita. Madre natura ti ha dato il fisico, almeno il cervello metticelo te! Nemmeno il grande Maradona per questo l’ho mai digerito.
Anche Super Mario quanto a cazzate spesso e volentieri non si è affatto risparmiato, diciamo la verità e perciò, come tutti, si è meritato anche le nostre critiche e antipatie, le mie comprese. Però sentite questa sua recente dichiarazione: «E' stato brutto potersi dire cittadino italiano solo a 18 anni, è stato davvero difficile non essere riconosciuto come italiano. Sono nato e cresciuto in Italia e non sono mai stato in Africa purtroppo, non sono un politico, ma credo che la legge debba essere cambiata. Lancio un appello per questo».
Come chiamato in causa, il Ministro degli Interni, nonché segretario nazionale della Lega e non della Lega Calcio, Matteo Salvini, ha prontamente replicato alle parole di Balotelli con un post su Facebook: «Caro Mario, lo ius soli non è la priorità mia, né degli italiani. Buon lavoro, e divertiti, dietro al pallone».
Bravo Ministro, belle parole davvero! Non dice in Parlamento non ci sono i numeri necessari a far passare una legge, dice non è prioritario, non si farà. Che lo ius soli non sia la sua priorità non c’è da dubitare, conoscendola. D’altronde, come nella vignetta di Altan: “Uno è quello che è. L’importante è vantarsene”. Forte del 17% conseguito alle recenti elezioni, corroborato dai sondaggi che vedono in crescita la Lega, lei si fa interprete della priorità degli italiani. Di quanti italiani? Intanto e solo per quel che può valere, non conti me, signor Ministro. Glielo dico con rispetto, ma con rispettosa fermezza. Lei forse parla della maggioranza degli italiani. E gli elettori sedicenti “di sinistra”, suoi alleati del Movimento 5 Stelle non hanno niente da eccepire a queste affermazioni? Lo ius soli non è contemplato nel vostro “contratto”? Sono solo diritti civili, meglio investire nei diritti sociali! E da quando in qua ci sarebbe contraddizione tra la crescita dei diversi diritti? Credo piuttosto che ci possa essere correlazione nella decrescita degli uni come degli altri. C’è perfino un nesso tra sicurezza e solidarietà che passa dalla parità dei doveri e dei diritti. Falsa partenza per “il primo governo dei cittadini” della “terza Repubblica”: ci sono tramonti che possono sembrare albe.
Quindi lei, Onorevole, che ha figli, pensa che i suoi abbiano, alla nascita sul suolo patrio, un diritto in più, quello di cittadinanza, rispetto ad altri bambini solo perché i loro genitori non sono italiani o hanno un colore della pelle diverso, perché lo sa che non c’è una differenza di razza o nazionalità nel sangue. E ritiene, in coscienza, che questo non sia ingiusto o, quantomeno, non una priorità. Per me lo sono invece, sia per il nostro Paese che per la razza umana, l’unica che popola la Terra. Ma, oltre le priorità, vorrei parlare delle speranze di solidarietà, fratellanza e uguaglianza di cui lei, signor Ministro, non riesce a farsi interprete. Speranze che sono proprie dell’umanità e per questo condivise certamente da tanti italiani. E sorvolo, come per quel calcione di Totti, er Pupone, che a me resta simpatico, su quell’augurio triste, ministeriale e finale: «Buon lavoro, e divertiti, dietro al pallone». Suona più come un “sinistro”, anzi un “destro”, avvertimento, come a dire gioca e non rompere tanto i maroni. Fosse stato un ciclista gli avrebbe detto: pedala...
Divertiti caro Mario e non pensare a nulla, alla tua infanzia, ai “buu” razzisti, alle cazzate, al mondo, corri dietro al pallone. Ci pensano loro a noi e per noi: Salvini, Di Maio e il signor Conte. Possiamo stare tranquilli, anzi sereni. Buona domenica e buona fortuna.
Libero Venturi