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sabato 12 ottobre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Liberazione

di Libero Venturi - domenica 25 aprile 2021 ore 07:30

Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro della Superlega, ma non dei comunisti, del calcio. O meglio si aggirava: uno spettro precoce, morto sul nascere. E forse lo spettro è quello del calcio stesso. Comunque ci voleva. Finalmente qualcosa che ha distolto l’attenzione dal Covid. Anzi questa settimana diversi sono stati gli argomenti che ci hanno liberato un po’ da quest’ansia morbosa: il primo l’ho detto, l’altro è l’esternazione di Grillo. Infine, last but not least, ce n’è un terzo, purtroppo non meno ansiogeno, l’operazione della DDA di Firenze.

Il primo argomento sarebbe già caduto, ma vale la pena comunque di parlarne. Intanto, dice, ma te ne capisci di calcio a quel livello: calcio parlato, organizzato, imbrogliato? Certo che no, rispondo. E allora stattene zitto, segui il maestro Wittgenstein, il filosofo logico: “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Ma perché mai? Oggi di tutto si può parlare, specie di calcio. Il calcio, sosteneva il mister Arrigo Sacchi, il filosofo schematico, “è la cosa più importante delle cose meno importanti”. A me tra l’altro giocare piaceva, ma guardarlo mi annoia. Vedo solo le sintesi -oggi si dice highlights- dei goal e le nazionali. Però la Superlega, confesso, mi ha intrigato. In fondo era una cosa europea: un Campionato d’Europa fra le squadre più blasonate e facoltose, ancorché piene di debiti aggravati dalla pandemia, in sostituzione delle vecchie e meno remunerative coppe europee. E nello stesso tempo è stata una cosa che ha fatto gridare i paesi al rispetto della sovranità nazionale... calcistica. Tutti all’unisono, perfino Draghi che, con il suo aplomb, proprio ultras del calcio non ce lo facevi. Anche Boris Johnson, l’hooligan scapigliato: l’Europa non gli garba, ma l’Uefa sì. E giù a minacciare espulsioni dalla Champion. Addirittura esclusioni dalle Nazionali: non si vede tra l’altro con che diritti e quali vantaggi. Tifosi e ultras mobilitati. E tutti a parlare del mondo del calcio corrotto dai soldi, dalle televisioni, dai padroni cinesi, americani, arabi e bla, bla, bla... Come se lo scoprissero ora. Come se il calcio fosse rimasto davvero il campetto, l’oratorio, la passione, la favola, la selezione dei migliori e meritevoli. E oltretutto ci fosse uno, che uno, che avesse detto: sai che si fa? Cominciamo a pagarli un po’ meno questi giocatori, a partire da quelli più quotati e dispendiosi. Facciamogli un po’ i conti in tasca e, in questo mondo pandemico e ingiusto, rifacciamogliele più a misura d’uomo le “scarpe d’oro”. Placcate o cromate basterebbero già.

Sono volati stracci e strali contro i 12 “scissionisti”, inglesi, italiani e spagnoli. Traditori! In Italia il più bersagliato è stato Andrea Agnelli, presidente della Juventus, con quell’aria da furbetto impunito. Ha fatto subito macchina indietro, come molti altri club che avevano aderito. I soldi promessi alla Superlega dalla finanziaria JPMorgan Chase -responsabile della grande recessione del 2008 con la truffa dei mutui subprime- facevano gola. Occorre una riforma delle coppe e dei campionati? Possono coesistere campionati nazionali e un campionato europeo, magari determinato, non da superleghe, ma dalle graduatorie e dai risultati sportivi dei singoli campionati? In America e, soprattutto, nella stessa Europa per il basket qualcosa di simile alla Superlega è stato fatto, con buona pace di tutti. È vero che è bello e romantico il confronto sportivo tra le grandi e le piccole e che bisogna dare ad ogni squadra la possibilità di competere in un campionato in cui sono iscritti sia Davide che Golia. Ma solo nella Bibbia e a volte con l’Atalanta, che è pur sempre una dea, il miracolo si compie. Più spesso si vedono le solite grandi vincere -non parliamo della Juve- e la Fiorentina perdere -purtroppo non solo con le grandi- e si recrimina che è soltanto una questione di soldi e di investimenti. Della loro disparità. Che evidentemente c’è, anche senza la Superlega che ha fatto sega: una Supersega, una “Supercazzola prematurata”.

Ma veniamo a Grillo -il noto garantista, ispiratore di un movimento altrettanto garantista- che esterna a favore del figlio Ciro -sì, come Sandra Milo- accusato, insieme ad altri tre giovanotti, di stupro ai danni di due ragazze, nella sua villa in Sardegna. Può succedere a ragazzi bene che hanno ville in Sardegna. Forcaioli evidentemente non si nasce, si diventa e, alla bisogna, si torna subito garantisti di natura. Che è la cosa più giusta: siamo innocenti fino a prova contraria, non viceversa. Il giustizialismo fa schifo, perché è la gogna reale e mediatica, il popolo della Vandea -non della Valdera- che urla “a morte” e, soprattutto, non è giustizia. Giustizialismo e populismo vanno a braccetto e mica solo nei movimenti. Ma la presunzione di non colpevolezza non occorre gridarla. Si può comprendere il dramma di un padre, il quale dovrebbe anche comprendere però il dramma assai più grave di una figlia e dei genitori. E invece quelle grida televisive a sostenere la consensualità dell’atto, sono francamente disturbanti e riprovevoli. Dice, c’è un video che lo dimostra. E perché c’è quel video? A me Grillo non piaceva nemmeno da comico, figuriamoci da tragico. Ma questo non vuol dire, non deve influire, oltretutto non è di lui che si tratta e non sta a lui. La giustizia farà il suo corso in autonomia e stabilirà o no la colpa. Al giudizio è possibile ricorrere.

Il terzo argomento è l’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, connessa alle indagini della DDA della Procura di Catanzaro del magistrato Nicola Gratteri, da sempre impegnato nel contrasto alla ‘Ndrangheta. Che magari sarebbe stato meglio non l’avesse scritta la prefazione al libro “Strage di Stato”, attraversato da tesi negazioniste e no-vax, oltretutto con uno degli autori, Pasquale Bacco, noto per le sue tesi complottiste, antisemite e destrorse. Gratteri è tirato per la giacchetta da sinistra e da destra, passando per il centro. Ma soprattutto è un magistrato valoroso, che vive sotto scorta, per la sua lotta contro le mafie. Questo è ciò che apprezzo, senza condizioni. E, senza mezzi termini, dico anche che a me non piacciono i magistrati che si ingaggiano con la politica, qualsiasi politica sia. E, ancor peggio, quelli che entrano ed escono dalla politica alla magistratura e viceversa, come una porta girevole. Perché io sono fra coloro che sostengono ciò che la Costituzione afferma e cioè che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” e che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Oltretutto “la giustizia è amministrata in nome del popolo”. Questo occorre dire ed è già tutto. Non importa dichiarare sempre e comunque “assoluta fiducia nell’operato della magistratura”. Che “le sentenze non si commentano”. E perché mai, una volta emesse, in democrazia, con la stampa che magari le avrà già ampiamente divulgate? Sono formule di rito, atti di sudditanza che non condivido. Ciechi e fideistici. La politica è altrettanto importante, ma non c’è chi dica di nutrire verso di essa un’assoluta fiducia. Ed è giusto e non solo per ragioni contingenti. I magistrati possono sbagliare come tutti, ce ne sono di ottimi e no, ce ne sono di eroi o meno e abbiamo costituzionalmente sancito che non sono perseguibili per gli eventuali errori, purché fatti nel rispetto del loro indipendente ed autonomo mandato. Non cito nemmeno Palamara, che oggi citarlo va per la maggiore, forse dovrei, ma non m’interessa. E questo atteggiamento rispettoso, ma laico e critico, vale per ognuna delle istituzioni democratiche del Paese, nessuna esclusa. Aiuta tutti ad essere migliori. È la fiducia nel Paese, nella democrazia, nelle istituzioni nel loro complesso, che dobbiamo nutrire.

La Procura di Firenze ha denunciato l’esistenza di una vasta azione criminosa che muove, dal traffico di droga fino al traffico illecito di rifiuti inquinanti, in collegamento con la ‘Ndrangheta calabrese. Il malaffare coinvolge, secondo l’indagine degli inquirenti, il mondo economico e trova complicità nella politica e nelle istituzioni toscane. Chiamati in causa Giulia Deidda, Sindaco di Santa Croce, Andrea Pieroni, Consigliere Regionale del PD, Ledo Gori, segretario del Presidente Giani e Edo Bernini, dirigente regionale. Ogni accusa va provata. E, da toscano, sono preoccupato, ma voglio, come tutti, che siano sconfitte le infiltrazioni mafiose in una regione che finora ha dimostrato di avere anticorpi sociali e politici contro tali crimini. Bene. Però, sempre da toscano, respingo l’eventuale automatica applicazione di un cliché ricavato dall’esperienza di altre regioni: malavita, malaeconomia, malapolitica. La malavita va contrastata, la mafia sradicata. Gli imprenditori conciari si difenderanno da se’: mi auguro che, se coinvolti, lo siano in modo marginale. Ma, per quanto riguarda la politica, conosco per la loro passione e correttezza Deidda -addirittura indagata per associazione a delinquere!- Pieroni, Gori e Bernini e sono sicuro della loro innocenza e del loro non coinvolgimento in tutto ciò. Il ministro all’Ambiente Sergio Costa, pentastellato, fa bene ad approvare l’azione contro il traffico di rifiuti contaminati, l’inquinamento e le infiltrazioni della ‘Ndrangheta, ma non ad esprimersi con certezza giustizialista sulla complicità degli amministratori pubblici, come invece ha fatto.

I rapporti con gli imprenditori del cuoio? E da quando è una colpa avere rapporti con il mondo dell’impresa e del lavoro? Su quel confronto in passato nel Valdarno si sono difesi produzione, occupazione e ambiente. Poi se c’è chi ha sbagliato, paghi, ma senza fare di tutta l’erba un fascio. Gli stessi finanziamenti privati alla politica sono consentiti e regolati in un Paese che ha voluto a furor di popolo abolire quelli pubblici che altrove, in Europa, con norme e trasparenza, vengono accordati alle forze politiche istituzionali. Oltretutto, da quanto leggo, si tratta di cifre modeste. Né le intercettazioni telefoniche -chissà come pubblicate dalla stampa- fanno emergere un quadro criminoso: semmai delle bischerate in libertà, di quelle che si dicono al telefono. Fra l’altro, a consultare i recenti risultati elettorali regionali, a Santa Croce non c’è stato tutto questo po’po’ di trionfo del candidato Giani, anzi. Nel frattempo per ragioni diverse -un eventuale sforamento dei legittimi finanziamenti elettorali- anche Enrico Rossi risulta indagato. Di Rossi sappiamo il carattere irreprensibile e l’onestà.

Insomma, al netto dell’encomiabile azione contro i traffici illeciti dei rifiuti, l’inquinamento e le infiltrazioni mafiose, il resto a me sembra un “teorema”: vedremo quali fattori probanti saranno esibiti per dimostrare i capi d’accusa mossi ai rappresentanti amministrativi e istituzionali. Se devo essere sincero fino in fondo, mi pare che i vari poteri del Paese stiano debordando senza equilibrio e rispetto contro la politica in un tempo in cui essa è debole, anche per proprie colpe e responsabilità. La politica che è l’unica tra gli altri poteri a determinarsi per via elettiva. La politica che fin qui ha governato la Toscana, che dovrebbe rinnovarsi, è vero, ma che questa azione rischia di delegittimare e travolgere. Personalmente, con tutto rispetto, ritengo debole e sbagliata la revoca delle deleghe a Gori da parte del Presidente Giani. Gori avrebbe potuto autosospendersi. Sarebbe stato più rispettoso e garantista per un dirigente che, dopo un lungo e positivo lavoro, contrariamente a quanto viene affermato, aveva accettato di impegnarsi ancora in un ruolo istituzionale importante che tutti gli riconoscono. Perché, senza urla e strepiti, noi siamo garantisti davvero e non giustizialisti. E abbiamo fiducia nelle persone capaci e perbene. Ecco, l’ho detto e mi sento liberato. Evviva il 25 aprile, Festa della Liberazione! Speriamo di liberarci anche dal virus. Buona domenica e buona fortuna.

Pontedera, 25 aprile 2021

Libero Venturi

Articoli dal Blog “Pensieri della domenica” di Libero Venturi